Economia circolare: l’Italia è seconda in Europa, ma non mancano le sfide

https://www.hdblog.it/green/articoli/n618698/economia-circolare-italia-al-secondo-posto/

HDblog.it May 16, 2025 · 2 mins read
Economia circolare: l’Italia è seconda in Europa, ma non mancano le sfide
Share this

Il 15 maggio si è svolta la 7ª Conferenza nazionale sull'economica circolare dove è stato presentato il nuovo Rapporto realizzato in collaborazione con ENEA. Il documento in questione contiene dati aggiornati sull’andamento dei principali indicatori di circolarità italiana, mettendoli a confronto con i principali Paesi europei.

Il rapporto non si limita a sottolineare come l’economia circolare possa rafforzare la competitività dell’industria italiana, ma offre anche un’analisi approfondita sull’impiego delle biotecnologie in questo ambito e sul tema strategico delle materie prime critiche. In tutto questo, l’economia circolare potrà davvero contribuire a rilanciare il Made in Italy? Scopriamolo insieme.

ITALIA LEADER

Tra i Paesi europei l’Italia si conferma leader per performance di economia circolare seconda solo ai Paesi Bassi (65,2 punti contro 70,6) e davanti a Germania, Francia e Spagna. Un risultato trainato soprattutto da una gestione efficiente dei rifiuti: nel 2023 il tasso di riciclaggio ha raggiunto il 50,8%, in aumento rispetto al 2019, mentre il consumo di materiali per abitante resta inferiore alla media UE, pur in crescita.

L’economia circolare si configura come un asset strategico per la competitività dell’industria italiana. Secondo Cassa Depositi e Prestiti, nel 2024 le pratiche circolari hanno permesso alle imprese manifatturiere di risparmiare 16,4 miliardi di euro, contribuendo al taglio delle emissioni e dei costi energetici, anche se è necessario superare il focus sulla gestione dei rifiuti per agire sulle fasi iniziali della produzione, attraverso eco-design e valorizzazione delle materie prime seconde.

BIOTECNOLOGIE

Le biotecnologie giocano un ruolo crescente nella transizione, come sottolineato da Claudia Brunori (ENEA), soprattutto per ridurre la dipendenza dall’estero. Una sfida cruciale riguarda le materie prime critiche di cui l’Europa è ancora largamente importatrice. L’UE mira a invertire la rotta con il Circular Economy Act, previsto per il 2026, che rafforzerà il riciclo e l’utilizzo di materie secondarie.

L’Italia, con la propria capacità di innovazione, è già attiva nello sviluppo di tecnologie per il recupero del fosforo da fonti non convenzionali, come acque reflue e fanghi. Guardando al 2030, un’economia circolare più ambiziosa potrebbe portare benefici concreti, ossia -14,5% di consumo di materiali, -17 milioni di tonnellate di rifiuti, -82 miliardi di euro in importazioni evitate e un forte impulso verso la neutralità climatica.

Il Clean Industrial Deal europeo punta a raddoppiare il tasso di circolarità, dal 11,8% al 24%, e l’Italia ha l’opportunità di essere protagonista, a patto di rafforzare politiche industriali e investimenti mirati. In conclusione, si, l’economia circolare può rilanciare significativamente il Made in Italy.

Non solo sarà in grado di rendere le imprese più efficienti e sostenibili, ma rafforzerà la competitività internazionale puntando su innovazione, autonomia e riduzione dei costi. Nonostante l’Italia sia tra i Paesi più avanzati, la strada da percorrere è ancora lunga e dovremo superare diverse sfide. Serviranno politiche industriali più forti, investimenti pubblici e privati e un’adozione più diffusa di soluzioni innovative da parte delle imprese.