Encelado, nuove ricerche complicano la ricerca di vita extraterrestre

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HDblog.it Sep 16, 2025 · 2 mins read
Encelado, nuove ricerche complicano la ricerca di vita extraterrestre
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Saturno possiede decine di lune, ma poche hanno acceso la fantasia degli scienziati come Encelado. Questo piccolo satellite, grande appena 500 chilometri, è diventato un simbolo nella ricerca di mondi abitabili oltre la Terra. Dal suo polo sud partono spettacolari getti di vapore acqueo e particelle di ghiaccio che hanno fatto ipotizzare l’esistenza di un vasto oceano sotterraneo, potenzialmente in grado di ospitare forme di vita. Tuttavia, un nuovo studio presentato in Finlandia getta una luce diversa sulla questione, complicando l’interpretazione di quei segnali.

La ricerca, guidata da Grace Richards dell’Istituto Nazionale di Astrofisica italiano, ha riprodotto in laboratorio le condizioni estreme della superficie di Encelado. Utilizzando una camera del ghiaccio in Ungheria, gli studiosi hanno congelato miscele di acqua, anidride carbonica, metano e ammoniaca a temperature prossime a –253 °C. Questi campioni sono stati poi bombardati con particelle cariche simili a quelle intrappolate nel campo magnetico di Saturno, lo stesso che colpisce continuamente la superficie della luna.

I risultati hanno mostrato che tale radiazione è capace di produrre molecole organiche semplici e persino precursori di composti biologici più complessi. Sono comparsi, ad esempio, carbonato di ammonio, metanolo ed etanolo, insieme a molecole come formammide e acetaldeide, considerate mattoni della chimica prebiotica. Alcuni di questi elementi erano già stati individuati nei geyser osservati dalla sonda Cassini nel 2005, che per prima analizzò direttamente i pennacchi di Encelado.

Questo apre a una possibilità sorprendente: ciò che gli strumenti hanno rilevato nello spazio potrebbe non provenire dal presunto oceano sotterraneo, ma formarsi direttamente nel ghiaccio superficiale esposto alla radiazione. In altre parole, i pennacchi non sarebbero necessariamente un “messaggero” dell’oceano interno, ma il risultato di reazioni chimiche stimolate dal bombardamento di particelle energetiche.

Il problema per gli astrobiologi è che i tempi in cui il ghiaccio resta esposto alla radiazione sono compatibili con quelli richiesti per queste trasformazioni chimiche. Ciò significa che distinguere le molecole nate nell’oceano da quelle prodotte sulla superficie diventa estremamente difficile. Come sottolineano i ricercatori, la composizione dei getti non può essere automaticamente interpretata come un riflesso fedele delle profondità liquide di Encelado.

Questo non elimina l’ipotesi che l’oceano sia abitabile, ma invita a maggiore prudenza. D’altra parte, la scoperta è anche stimolante: dimostra che processi chimici complessi possono avvenire persino in ambienti freddi e irradiati, ampliando gli scenari in cui potrebbero emergere molecole fondamentali per la vita.

Il futuro della ricerca su Encelado potrebbe passare da nuove missioni spaziali. L’Agenzia Spaziale Europea ha in valutazione un progetto nell’ambito del programma Voyage 2050, mentre la NASA ha studiato concetti come l’“Orbilander”, capace di analizzare i pennacchi in orbita e atterrare sulla superficie. Anche la Cina ha annunciato l’interesse per una missione multilivello, con orbiter, lander e persino un robot perforatore. Solo allora potremo capire se sotto i ghiacci di questa piccola luna si cela davvero un oceano fertile per la vita o se i suoi misteriosi geyser raccontano una storia più semplice, ma non meno affascinante, di chimica cosmica.