In diversi stati membri dell’Unione Europea vengono regolarmente raccolti dati relativi al rendimento energetico delle attività industriali, utilizzando strumenti come le analisi energetiche e i sistemi di gestione dell’energia (ricordiamo che, a riguardo, per le imprese è possibile accreditarsi del relativo certificato del sistema di gestione, ai sensi della ISO 50001). Tuttavia, questi dati non vengono sempre trasformati in strumenti utili per pianificazioni sistemiche o per orientare le decisioni strategiche.
Questo è quanto si evince da due approfondimenti realizzati da ENEA e dall’agenzia energetica tedesca DENA, nel progetto di LEAPto11, un’iniziativa europea che coinvolge dieci enti nazionali, quali Croazia (EIHP), Germania (DENA), Grecia (CRES), Irlanda (SEAI), Italia (ENEA, coordinatore), Lituania (LEA), Malta (EWA), Olanda (RVO), Portogallo (ADENE) e Slovacchia (SIEA), con l’obiettivo di assistere governi e aziende nell’implementazione della Direttiva sull’efficienza energetica.
Dalle analisi effettuate risulta che, tra i dieci Paesi esaminati, soltanto Italia, Irlanda e Portogallo dispongono di archivi strutturati contenenti dati derivanti dalle diagnosi energetiche. Gli altri Stati o non hanno ancora sviluppato meccanismi formali per la raccolta di tali dati, oppure li gestiscono in modo frammentario. Per quanto riguarda l’impiego dei dati ottenuti tramite i sistemi di gestione dell’energia, solo quattro Paesi li utilizzano come base per elaborare politiche pubbliche, mentre appena tre li impiegano per monitorare l’efficacia delle misure di efficientamento adottate.
Nonostante queste criticità, i due studi mettono anche in luce esempi virtuosi di approccio proattivo. Tra questi spicca il caso dell’Irlanda, dove il Large Industry Energy Network (LIEN) ha riunito circa 200 aziende ad alta intensità energetica con l’obiettivo condiviso di ottimizzare i consumi e ridurre le emissioni. In Germania, invece, l’iniziativa IEEKN (Initiative for Energy Efficiency and Climate Action Networks) coordina oltre 450 gruppi di imprese impegnate in azioni collettive per migliorare la sostenibilità.
Per quanto riguarda l’Italia, tra le pratiche degne di nota vi è l’obbligatorietà della diagnosi energetica per tutte le aziende ad alto consumo che beneficiano di incentivi, oltre a un'efficace attività di divulgazione tecnica rivolta agli operatori, resa possibile da strumenti come i “quaderni settoriali” dedicati all’efficienza energetica.
Steffen Joest, responsabile industria, efficienza energetica e mobilità di DENA, nonché coautore dei report, conclude che:
La Direttiva rappresenta un'opportunità per sfruttare appieno il potenziale di efficienza energetica negli Stati membri. Le analisi condotte evidenziando inoltre la forte necessità di cooperazione per rafforzare e armonizzare le pratiche di raccolta dati in tutta l’UE