Secondo un’analisi a lungo termine diffusa mercoledì dai gestori delle reti di trasmissione elettrica giapponesi, nel 2050 il Paese rischia un serio deficit di energia se la domanda dovesse aumentare sensibilmente e, nel frattempo, le vecchie centrali termoelettriche non venissero sostituite mentre gli impianti nucleari più datati venissero messi fuori servizio.
Per anni, complice il calo demografico, si prevedeva una diminuzione dei consumi elettrici. Di recente, però, le stime sono state riviste al rialzo per tenere conto della crescita dei data center e delle fabbriche di semiconduttori.
L’Organizzazione per il coordinamento interregionale degli operatori di rete (OCCTO) ipotizza che la richiesta di energia possa salire dal 2% al 25% entro il 2040 rispetto ai livelli pre-pandemia del 2019, e addirittura tra l’8% e il 42% entro il 2050. In uno degli scenari più critici, con consumi stimati a 1,25 TWh nel 2050, mancherebbero 89 GW di potenza installata.
È la prima volta che OCCTO pubblica proiezioni così estese nel tempo, oltre ai consueti orizzonti decennali. Il responsabile del progetto, Shinpei Konishi, ha spiegato che l’obiettivo è dare maggiore visibilità a operatori e investitori.
Le ipotesi elaborate integrano i contributi di tre enti di ricerca e di numerose aziende del settore, includendo analisi sul divario di potenza necessario a garantire adeguati margini di riserva. Il documento tiene conto del previsto incremento dovuto a data center, reti di telecomunicazione, produzione di chip e diffusione dei veicoli elettrici. Gli esperti non concordano ancora sull’impatto reale dell’esplosione dell’AI sui consumi: proprio per questo, le 16 varianti di scenario presentano risultati molto diversi.
Nel caso peggiore, domanda elevata, nessun rimpiazzo delle centrali termiche obsolete e dismissione dei reattori nucleari oltre 60 anni, il deficit tocca 89 GW; anche sostituendo interamente la capacità termica e nucleare, resterebbe comunque una lacuna di 23 GW. All’estremo opposto, con domanda contenuta e impianti rinnovati, si profilerebbe un surplus di 12 GW.
Tutti i modelli si basano su un’ipotetica sera estiva, quando la produzione solare cala e il fabbisogno di climatizzazione raggiunge il picco: la combinazione considerata più critica. Per il 2050, la potenza da fonti rinnovabili oscillerebbe fra 170 GW e 260 GW.
Il più recente piano energetico del governo prevede, per il 2040, una produzione compresa tra 1.100 e 1.200 TWh, circa il 12-22% in più rispetto al 2023. Le stime di OCCTO, invece, collocano la domanda tra 900 e 1.100 TWh. L’organizzazione precisa che i propri calcoli rispondono a finalità diverse e non coincidono necessariamente con gli obiettivi governativi.