Nel 2024 il mondo ha raggiunto un nuovo record per quanto riguarda l’energia pulita, infatti, sono stati installati 741 GW di nuova capacità da fonti rinnovabili, con un incremento del 18% rispetto all’anno precedente. A rivelarlo è il rapporto annuale di REN21, la rete globale di esperti che monitora il progresso delle rinnovabili. Si tratta di una crescita incoraggiante, ma non ancora sufficiente per centrare l’ambizioso obiettivo fissato alla COP28: triplicare la quota globale di rinnovabili entro il 2030 per contenere l’aumento della temperatura entro 1,5 °C rispetto ai livelli pre-industriali.
A trainare l’espansione è stato, ancora una volta, il solare fotovoltaico, che da solo ha rappresentato oltre l’80% delle nuove installazioni, con 602 GW aggiunti nel 2024. Subito dopo l’energia solare si piazza l’eolico, con 117 GW. La Cina domina la scena mondiale con un contributo del 60% alla nuova capacità globale, mentre i Paesi del G7 si sono fermati a un più modesto 14%.
Nonostante l’entità degli investimenti, il tasso di crescita del solare ha subito una forte frenata: dal +82% del 2023 si è passati a un +32% nel 2024. Le cause? Secondo REN21, tra i fattori principali ci sono la saturazione delle reti elettriche, politiche ambientali incoerenti e difficoltà di accesso ai finanziamenti in diversi mercati chiave.
Il ritmo attuale, per quanto impressionante, non basta: per rispettare gli impegni presi a Dubai, il mondo dovrà installare altri 800 GW di capacità da fonti rinnovabili entro il 2030. Uno scenario complicato da recenti passi indietro sul fronte delle politiche climatiche. Gli Stati Uniti, con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, si sono ritirati dagli accordi di Parigi. La Nuova Zelanda, invece, ha revocato il divieto alle esplorazioni offshore di petrolio e gas.
“Installare nuove rinnovabili non basta”, avverte Rana Adib, direttrice di REN21. “Senza una strategia chiara, politiche coerenti, reti intelligenti e sistemi di accumulo, anche una crescita record rischia di essere un’occasione sprecata”. La transizione energetica, in sostanza, non può basarsi solo sui numeri, ma deve poggiare su una visione di lungo termine.