Una palla di fuoco ha squarciato la notte di mercoledì nel Texas, segnando un'altra battuta d'arresto per il programma Starship di SpaceX. Come raccontatovi nelle scorse ore, il prototipo dello stadio superiore del razzo, destinato al decimo volo di prova, è stato completamente distrutto da una violenta esplosione avvenuta direttamente sulla piattaforma di test.
A poche ore dall'accaduto, è stato lo stesso CEO di SpaceX, Elon Musk, a fornire tramite i social media una prima indicazione sulla possibile causa del fallimento. Secondo i dati preliminari, il problema sarebbe sorto da un componente specifico all'interno della baia di carico del veicolo. Musk ha parlato del cedimento di un serbatoio COPV (Composite Overwrapped Pressure Vessel) contenente azoto, che avrebbe ceduto a una pressione inferiore a quella di collaudo. Per comprendere l'importanza di questo componente, basta pensare ai serbatoi principali di un razzo: man mano che il carburante viene consumato durante il volo, al loro interno si crea un vuoto che rischia di farli collassare su se stessi. I COPV evitano proprio questo, iniettando gas inerti come l'azoto per mantenere la pressione interna e garantire l'integrità strutturale del razzo. Un loro malfunzionamento può avere, come si è visto, conseguenze catastrofiche.
L'ncidente arriva dopo una serie di test dal bilancio agrodolce per lo stadio superiore di Starship, che sta affrontando qualche difficoltà con gli ultimi test. Se i voli 7 e 8 si erano conclusi prematuramente, il nono volo aveva segnato un progresso significativo, con il veicolo che aveva raggiunto lo spazio e spento correttamente i motori. Tuttavia, la perdita di controllo durante la fase di rientro atmosferico aveva impedito di testare elementi chiave come lo scudo termico e le superfici di controllo, fondamentali per il futuro riutilizzo del veicolo.
L'esplosione del prototipo destinato al Volo 10, avvenuta ancora prima del test di accensione statica dei motori, rappresenta quindi un passo indietro in un percorso di sviluppo volutamente aggressivo e iterativo. Si tratta inoltre della versione V2 di Starship, un modello alleggerito e migliorato, che a quanto pare avrà bisogno di ulteriori modifiche. Ma già si parla di una versione V3, che potrebbe concretizzarsi nei prossimi mesi.
Se la causa fosse confermata e circoscritta al serbatoio COPV, la soluzione tecnica potrebbe essere relativamente rapida. La vera incognita, ora, riguarda i possibili danni subiti dalle infrastrutture di test a terra, che potrebbero rappresentare il collo di bottiglia più significativo per la ripresa delle operazioni e la preparazione di un nuovo veicolo per il prossimo, attesissimo lancio.