Flagship 2, la maxi-simulazione cosmica che sfida il modello standard

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HDblog.it Sep 30, 2025 · 2 mins read
Flagship 2, la maxi-simulazione cosmica che sfida il modello standard
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Quando si parla di esplorazione cosmica, le osservazioni dei telescopi non sono l’unico strumento a disposizione degli scienziati. Accanto ai dati reali, infatti, esistono i modelli virtuali, veri laboratori digitali in cui mettere alla prova teorie e ipotesi sull’evoluzione dell’universo. In questo campo arriva ora un traguardo record: il consorzio Euclid ha reso pubblica Flagship 2, la più estesa simulazione mai realizzata del cosmo.

Il modello digitale, costruito a partire da un algoritmo sviluppato dall’astrofisico Joachim Stadel dell’Università di Zurigo, riesce a tracciare l’interazione gravitazionale di oltre 4 trilioni di particelle e a riprodurre la posizione e i movimenti di circa 3,4 miliardi di galassie. Per avere un’idea della portata del calcolo, Stadel nel 2019 aveva utilizzato il supercomputer svizzero Piz Daint, all’epoca il terzo più potente al mondo, per eseguire le complesse simulazioni.

Questi modelli non sono esercizi di fantasia: servono come base per interpretare i dati raccolti dal telescopio spaziale Euclid, operativo dal 2023. La missione dell’Agenzia Spaziale Europea ha l’obiettivo di scandagliare un terzo del cielo osservabile e mappare miliardi di galassie per indagare la natura della materia oscura e dell’ancora più misteriosa energia oscura. Proprio per gestire la mole immensa di informazioni generate, simulazioni come Flagship 2 sono indispensabili: offrono scenari di confronto che permettono di velocizzare l’analisi e mettere alla prova la coerenza dei modelli cosmologici.

Il fulcro del progetto resta il cosiddetto modello cosmologico standard, secondo cui l’universo è composto per il 5% da materia ordinaria, per circa il 27% da materia oscura e per il restante 68% da energia oscura. Ma anche se Flagship 2 si basa su questo schema, non mancano i dubbi. Lo stesso Stadel ha sottolineato come già emergano “crepe” nel quadro teorico consolidato. È proprio questo il compito di Euclid: cercare conferme, ma anche individuare eventuali discrepanze.

Particolare interesse c’è per la natura dell’energia oscura. Nel modello standard è trattata come una costante cosmologica, sempre identica nel tempo. Euclid, osservando galassie fino a 10 miliardi di anni nel passato, potrà verificare se davvero sia rimasta invariata oppure se abbia subito variazioni nel corso della storia cosmica. Secondo l’astrofisico Julian Adamek, coinvolto nel progetto, queste osservazioni permetteranno di capire meglio come l’universo si sia espanso nelle diverse epoche.

Il primo set di dati scientifici raccolti da Euclid è stato diffuso nel marzo 2025, mentre la prossima pubblicazione è attesa per la primavera 2026. Confrontando quelle osservazioni con i risultati di Flagship 2, gli scienziati sperano di ottenere indizi per aggiornare – o addirittura rimettere in discussione – il modello con cui oggi spieghiamo l’universo.