La passione per il cielo e quella per la montagna condividono lo stesso spirito: una spinta a elevarsi, a superare i propri limiti per toccare ciò che sembra irraggiungibile. È con questa filosofia che Cyril Dupuy, fondatore dell'azienda di telescopi smart Vaonis, ha intrapreso un'avventura che unisce alpinismo e astronomia sulle pendici del Monte Bianco, il nostro gigante delle Alpi. L'ispirazione per questa impresa affonda le radici nella storia, richiamando l'osservatorio costruito proprio sul Monte Bianco alla fine del XIX secolo per volere dell'astronomo Jules Janssen. Dupuy ha deciso di seguirne le orme, armato però della tecnologia del ventunesimo secolo.
L'obiettivo era ambizioso: raggiungere la vetta, a 4.806 metri sul livello del mare, per catturare non solo un'immagine unica del Sole, ma anche la luce flebile della galassia Malin 1, un enorme sistema stellare a spirale distante circa 1,2 miliardi di anni luce dalla Terra. Ad accompagnarlo, un piccolo gruppo di tre appassionati e un compagno di viaggio tecnologico: il telescopio smart Vespera Pro. Questo strumento, dal design compatto e futuristico, si distingue per l'assenza di oculari tradizionali; si controlla interamente da smartphone e, con un semplice tocco, rivela il suo occhio tecnologico pronto a scrutare il cosmo.
La spedizione, partita il 29 aprile, si è rivelata una sfida estenuante. Ogni membro del team ha dovuto affrontare le pendenze gelide con uno zaino di circa 16 kg sulle spalle, a cui si aggiungeva il peso del telescopio, circa 5 kg. La scalata verso la cima è stata però interrotta da un ostacolo imprevisto e troppo pericoloso: un ponte di neve instabile ha costretto il gruppo a fermarsi prima di raggiungere la vetta. Nonostante ciò, l'impresa non è fallita. Il team ha installato il Vespera Pro vicino al noto rifugio Vallot, a una quota comunque impressionante di 4.300 metri. Da questo punto di osservazione privilegiato, il risultato è stato straordinario.
Il telescopio è riuscito a immortalare la superficie del nostro Sole, distante 150 milioni di chilometri, con un livello di dettaglio eccezionale, catturando un ammasso di macchie solari che si stavano formando sul bordo occidentale del disco solare.
Allo stesso tempo, il sensore ad alta risoluzione ha raccolto la debolissima luce della galassia Malin 1, insieme a uno sciame di altre galassie vicine. Come ha affermato lo stesso Dupuy, "lo scalatore sfida la gravità; l'astronomo guarda in alto. Entrambi cercano di raggiungere l'irraggiungibile", e questa impresa ne è la perfetta testimonianza.