Negli ultimi anni i colossi tecnologici statunitensi sono spesso finiti nel mirino dei regolatori europei e britannici, accusati di pratiche anticoncorrenziali e di una gestione poco trasparente dei dati degli utenti. A questo si è aggiunta la crescente pressione su temi sensibili come privacy e sicurezza informatica, con richieste da parte delle autorità europee che, secondo alcuni, rischiano di compromettere la solidità delle difese digitali.
Ora è invece l'americana Federal Trade Commission (FTC) ad attaccare l'Europa, ricordando in una lettera a firma del presidente Andrew N. Ferguson inviata a oltre una dozzina di grandi aziende tecnologiche come sia necessario proteggere innanzitutto i dati dei cittadini statunitensi.
Ferguson ha sottolineato la responsabilità delle aziende nel salvaguardare i dati degli utenti americani, spiegando che la conformità alle normative dell'Unione Europea o del Regno Unito non deve andare a discapito della sicurezza dei dati:
I governi stranieri che cercano di limitare la libertà di espressione o di indebolire la sicurezza dei dati negli Stati Uniti potrebbero contare sul fatto che le aziende scelgano di uniformare le proprie politiche a livello globale per semplificare la conformità legale.
Tra i destinatari della lettera figurano nomi come Akamai, Alphabet, Amazon, Apple, Cloudflare, Discord, GoDaddy, Meta, Microsoft, Signal, Snap, Slack e X.
Ferguson ha inoltre criticato apertamente due normative chiave, il Digital Services Act dell'Unione Europea e l'Online Safety Act del Regno Unito. Secondo il presidente della FTC, queste leggi rischiano di spingere le piattaforme a introdurre forme di censura estese a livello globale e a indebolire strumenti cruciali come la crittografia.
La tensione tra Washington e Londra ha avuto un esempio concreto nel recente scontro tra Apple e il governo britannico. Quest'ultimo, invocando l'Investigatory Powers Act, aveva chiesto al colosso di Cupertino di introdurre una backdoor nei sistemi di iCloud, aprendo di fatto un varco all'accesso dei dati criptati degli utenti. Dopo mesi di pressioni e negoziati, la richiesta è stata ritirata, anche grazie all'intervento degli Stati Uniti.