Fusione nucleare: svelato il mistero della turbolenza nel plasma

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HDblog.it Jun 18, 2025 · 2 mins read
Fusione nucleare: svelato il mistero della turbolenza nel plasma
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La gestione del plasma all'interno di un reattore a fusione nucleare, come un tokamak, rappresenta una delle sfide tecnologiche più complesse del nostro tempo. Contenere una materia riscaldata a milioni di gradi tramite campi magnetici richiede una comprensione profonda e precisa del suo comportamento. Da tempo, tuttavia, scienziati e ingegneri si scontrano con un'incongruenza nota come "problema del deficit" (shortfall problem), un persistente grattacapo che ostacola la progettazione di reattori futuri più efficienti e sicuri.

In pratica, le simulazioni al computer non riescono a giustificare l'intera ampiezza dello strato turbolento che si osserva nella realtà ai margini del plasma. Questo strato è fondamentale, poiché regola lo scambio di calore tra il nucleo rovente e le pareti del reattore, e una sua corretta previsione è cruciale per proteggere i componenti interni.

Ora, una nuova ricerca proveniente dall'Università della California, San Diego, propone una spiegazione elegante che potrebbe finalmente colmare questa lacuna. I fisici Mingyun Cao e Patrick Diamond hanno sviluppato un modello teorico che sposta i riflettori su delle strutture finora sottovalutate: i "vuoti" (voids). Il confine del plasma non è una barriera statica, ma una zona dinamica dove si frammentano e si staccano delle strutture. La ricerca passata si era concentrata principalmente sui cosiddetti "blob", filamenti ad alta densità che si muovono verso l'esterno, in direzione delle pareti del reattore. I "vuoti", al contrario, sono strutture a densità ridotta che si muovono verso l'interno, verso il cuore del plasma, e il loro contributo era rimasto in gran parte un mistero.

Il nuovo modello, basato su principi fisici fondamentali, tratta questi "vuoti" come entità coerenti, quasi come delle particelle. Secondo i calcoli dei ricercatori, mentre un "vuoto" si sposta dal bordo più freddo verso il nucleo incandescente del plasma, il suo passaggio attraverso i ripidi gradienti di temperatura e densità genera delle onde di deriva.

Queste onde, a loro volta, trasferiscono energia e creano quella turbolenza locale aggiuntiva che i modelli precedenti non riuscivano a spiegare. Questo meccanismo, appena identificato, potrebbe essere l'anello mancante per risolvere il "problema del deficit". Se il modello venisse confermato sperimentalmente, rappresenterebbe un passo avanti significativo, consentendo simulazioni più affidabili e aprendo la strada a nuove tecniche per il controllo del plasma e per la progettazione di futuri impianti a fusione.