Negli ultimi tre decenni, l’Europa ha registrato un incremento delle temperature superiore a quello osservato in qualsiasi altra regione del mondo, come indicano recenti rilevazioni dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale, la WMO. Questo rapido riscaldamento ha avuto ripercussioni tangibili sull’ambiente e sull’economia: fenomeni meteorologici estremi come alluvioni devastanti e incendi forestali sempre più intensi stanno diventando eventi ricorrenti, con gravi conseguenze su agricoltura, biodiversità e sicurezza delle comunità locali.
Nonostante questi segnali allarmanti, i dati più aggiornati raccolti dalla Commissione Europea suggeriscono che, negli ultimi due anni, molti Paesi dell’Unione hanno accelerato le iniziative volte alla decarbonizzazione. Secondo le stime ufficiali, le emissioni climalteranti sono già state ridotte del 37% rispetto ai livelli del 1990, e solo nel 2023 si sarebbe registrata una diminuzione pari all’8%. Inoltre, un buon numero di Stati risulta già in linea con l’obiettivo fissato per il 2030, che prevede di ricavare almeno il 42,5% dell’energia da fonti rinnovabili.
Tuttavia, il cammino verso una transizione verde condivisa non è privo di ostacoli. Le tensioni internazionali, i rincari energetici e le incertezze commerciali, tra cui la prospettiva di nuove misure protezionistiche da parte degli Stati Uniti, hanno alimentato richieste, da parte di diversi governi europei, di rivedere o attenuare le normative ambientali attualmente in vigore. In questo scenario instabile, la Commissione ha ribadito il proprio impegno a perseguire una riduzione del 90% delle emissioni entro il 2040, come raccomandato dalla comunità scientifica.
Per garantire che il percorso verso questi traguardi resti realistico e sostenibile, Bruxelles sta valutando l’introduzione di maggiore elasticità nell’attuazione delle politiche climatiche. Tra le opzioni in discussione figurano anche meccanismi compensativi come i crediti di carbonio. La vicepresidente della Commissione, Teresa Ribera, ha sottolineato che tale flessibilità dovrà comunque restare compatibile con gli obiettivi generali dell’Unione.