Le autorità israeliane assicurano: “I passeggeri sono sani e in buone condizioni” e verranno trasferiti in Israele per le pratiche di deportazione verso l’Europa. Restano in navigazione altre unità della Flotilla, mentre da più Paesi arrivano proteste e richieste di tutela consolare. Le cifre provvisorie parlano di partecipanti da 37 Paesi, inclusi 22 italiani.
Cosa è successo in mare: abbordaggi dell'IDF, manovre e comunicazioni interrotte per la Flotilla
Secondo la ricostruzione incrociata di attivisti e fonti ufficiali, diverse unità navali israeliane hanno circondato le barche della Flotilla, intimando il cambio di rotta e l’allontanamento dall’“area di operazioni”. Gli organizzatori testimoniano che uno scafo è stato colpito da idranti e un altro urtato, azioni illegali in acque internazionali. Da parte sua, il ministero degli Esteri israeliano afferma che più imbarcazioni sono state “fermate in sicurezza”, che i passeggeri sono “sani e salvi” e che verranno rimpatriati; tra le immagini diffuse, anche l'arresto di Greta Thunberg.
Chi c’è a bordo: fermati 200 attivisti e 22 italiani
Chi sono gli attivisti della Flotilla
La Global Sumud Flotilla era composta da oltre 500 partecipanti provenienti da circa 40 Paesi. Le navi, partite nelle scorse settimane da diversi porti del Mediterraneo, trasportavano aiuti umanitari – cibo, acqua, medicinali – destinati direttamente alla popolazione di Gaza, con l’obiettivo dichiarato di rompere simbolicamente l’assedio marittimo israeliano.
Tra i fermati, oltre 200 persone, c’è anche la climatologa e attivista svedese Greta Thunberg, già protagonista di un tentativo simile intercettato lo scorso giugno. Con lei, a bordo, si trovavano parlamentari spagnoli e italiani, volontari di ONG, medici, operatori umanitari e figure simbolo delle battaglie ambientaliste e pacifiste.
Particolarmente significativa la presenza di almeno 22 cittadini italiani, tra cui attivisti legati a movimenti sindacali e associazioni di solidarietà internazionale. La Flotilla riuniva personalità molto diverse tra loro: dai giovani studenti universitari agli attivisti veterani con esperienze pregresse nei teatri di guerra, fino a medici britannici e spagnoli che avevano già operato in ospedali palestinesi.
Molti dei partecipanti hanno spiegato di considerare la missione non solo un’azione umanitaria, ma anche un atto politico e simbolico: un tentativo di riportare l’attenzione internazionale sulla crisi umanitaria di Gaza, che le Nazioni Unite hanno definito "una carestia provocata dall’uomo".
Cosa rischiano i fermati: deportazione, fermi amministrativi, profili penali
Per i fermati lo scenario più probabile, stando a quanto comunicato da Israele, è un trasferimento in porto con identificazione, quindi deportazione verso i Paesi di provenienza (o scalo europeo). Nei casi in cui vengano ipotizzate violazioni delle ordinanze sul blocco, potrebbero scattare fogli di via e divieti di reingresso. Al momento non risultano capo d’imputazione univoci resi pubblici; diversi ministeri degli Esteri europei hanno attivato canali di assistenza consolare per i propri cittadini.
La versione di Israele: "Blocco navale legittimo, missione provocatoria per portare armi ad Hamas"
Per Israele, la Flotilla avrebbe tentato di forzare un blocco navale istituito per impedire l’ingresso di armi a Hamas: da qui l’ordine di deviarla e la presa di controllo. Le autorità sostengono di aver offerto rotte alternative per consegnare gli aiuti – ad esempio via Ashkelon – e definiscono la traversata una “provocazione”.
La replica della flotta: "Azione illegale contro civili disarmati, la missione è umanitaria"
Gli organizzatori della Global Sumud Flotilla parlano di attacco illegale contro civili disarmati in mare aperto. Rivendicano il carattere umanitario della missione – cibo, acqua, medicinali – e respingono l’accusa di voler creare incidenti. Il loro obiettivo dichiarato è sfidare l’assedio e “raggiungere direttamente” la popolazione di Gaza, evitando consegne mediate da autorità israeliane. Alcune barche risultano ancora in rotta verso sud-est, nonostante i fermi della notte.
La reazione di Giorgia Meloni: “Iniziativa irresponsabile”
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha scelto di schierarsi su una linea durissima. Arrivata al Consiglio europeo a Copenaghen, ha definito la spedizione "irresponsabile" e ha messo in dubbio le reali priorità della Flotilla: "Insistere in questa fase è irresponsabile. Forse le sofferenze del popolo palestinese non erano la priorità", ha dichiarato, ribadendo che l’operazione avrebbe finito per "forzare un blocco navale" in un momento delicato per i negoziati di pace in Medio Oriente.
Le parole di Meloni hanno subito innescato forti reazioni politiche in Italia. L’opposizione, con Giuseppe Conte in testa, ha accusato la premier di "delegittimare una missione pacifica e umanitaria" e di "abbandonare cittadini italiani fermati in acque internazionali". Dal centrosinistra e dai collettivi studenteschi sono arrivate accuse di "debolezza politica e strumentalità".
L'Italia in piazza: proteste e sciopero generale
Le immagini degli abbordaggi hanno acceso manifestazioni in molte città italiane (da Roma a Torino, da Firenze a Milano) e una parte del sindacato ha rilanciato lo sciopero generale in solidarietà con la Flotilla e per chiedere corridoi umanitari verso Gaza.