Google Foto sta lavorando a una funzione in grado di segnalare in modo chiaro se una foto o un video siano stati creati o modificati con strumenti di AI. L’indiscrezione arriva dall’analisi del codice della versione 7.41 dell’app, dove compare il riferimento a un sistema interno chiamato “threepio”. Questa novità dovrebbe introdurre una sezione inedita, “Come è stato realizzato”, accessibile scorrendo verso l’alto nella schermata dei dettagli del file. Lì, l’utente potrebbe visualizzare un’etichetta che indichi se il contenuto è stato generato interamente con AI, ritoccato con uno o più strumenti di AI, modificato con strumenti non basati su AI oppure acquisito direttamente da una fotocamera senza interventi software.
Il sistema non si limiterebbe a distinguere tra editing tradizionale e generazione artificiale: potrebbe anche riconoscere quando sono state combinate più immagini o quando un contenuto ha subito passaggi multipli di modifica. Se invece la cronologia delle modifiche risultasse assente o alterata, Google foto mostrerebbe un messaggio di errore, segnalando l’impossibilità di determinare l’origine del file.
Secondo chi ha individuato la funzione, il meccanismo sarebbe basato su Content Credentials, una tecnologia che integra nei file metadati persistenti relativi alla loro storia di creazione e modifica. Queste informazioni dovrebbero rimanere associate al file anche quando viene condiviso, a meno che non vengano intenzionalmente rimosse. Un approccio che punta a contrastare la diffusione di deepfake e contenuti manipolati in modo ingannevole.
Non sarebbe la prima iniziativa di Google in questo ambito. La società ha già sviluppato SynthID, progetto di DeepMind che applica filigrane digitali invisibili alle immagini generate con AI, in modo da renderne riconoscibile l’origine. Non è chiaro se la nuova funzione di Google Photos utilizzerà anche questa tecnologia, ma entrambe le soluzioni condividono l’obiettivo di offrire agli utenti più contesto e trasparenza sulla provenienza dei contenuti visivi. Resta da vedere quando e in quali mercati Google deciderà di attivare questa funzione, che al momento non è ancora disponibile pubblicamente.