C’è deciso malcontento attorno all’ecosistema smart home di Google in questo momento: non solo il colosso di Mountain View ha annunciato, tramite email inviate negli ultimi giorni e citando fattori esterni come inflazione e cambiamenti del mercato, incrementi piuttosto significativi (intorno al 25%) per praticamente tutti gli abbonamenti, mensili e annuali, base e più prestigiosi, per la seconda volta nel giro di poco tempo, ma l’ha fatto in un periodo di critiche piuttosto rumorose e insistenti sulle prestazioni generali dei dispositivi.
Già da qualche mese su Reddit e su forum più specializzati rimbalzano continuamente segnalazioni di dispositivi sempre meno reattivi ai comandi vocali, sia nel senso che sono lenti nel rispondere alle richieste degli utenti sia nel senso che capiscono meno e fanno più errori, e automazioni che non sempre si attivano quando dovrebbero. Alcuni dicono che i vari dispositivi fanno molta fatica a riconoscere le classiche frasi di attivazione “Hey Google” e “OK Google”, ma al tempo stesso si attivano per errore con i suoni provenienti dalla TV - anche se spesso nessuno sta nemmeno parlando.
Chiaramente è difficile stabilire una causa di tutti questi problemi senza un’indicazione ufficiale da parte di Google, che naturalmente se ne guarda bene, ma per molti la sensazione è che sia da ricercare in Gemini, che viene definito un prodotto affrettato e non adeguatamente rifinito, che avrebbe beneficiato di un po’ più di tempo nell’incubatrice per così dire, prima di essere imposto sugli utenti che non hanno nemmeno possibilità di rifiutarlo. Del resto si sa che Google è stata presa in contropiede dall’avvento di OpenAI e del suo ChatGPT, e ha dovuto correre ai ripari in fretta e furia per evitare di perdere il proverbiale treno.
Qualche settimana fa Google ha rilasciato l’aggiornamento primaverile della piattaforma Google Home, promettendo espressamente tra le altre cose prestazioni più reattive e performanti, ma i feedback preliminari indicano che i progressi, se ci sono stati, non sono stati percepiti dagli utenti. Al tempo stesso, sempre relativamente di recente Google ha annunciato lo stop alle vendite di rilevatori di fumo Nest Protect e delle serrature intelligenti realizzate in partnership con Yale, senza portare sul mercato dei diretti successori. C’è chi si chiede se non sia solo l’inizio di una ritirata molto più ampia e completa. In ogni caso gli aumenti, almeno negli USA, sono come segue:
- Nest Aware base: da 8 dollari al mese a 10 || da 80 dollari l'anno a 100
- Nest Aware Plus: da 15 dollari al mese a 20 || da 150 dollari l'anno a 200