Google, multa da 314 milioni in California per dati raccolti senza autorizzazione

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HDblog.it Jul 02, 2025 · 2 mins read
Google, multa da 314 milioni in California per dati raccolti senza autorizzazione
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Google è stata multata di 314 milioni di dollari in California per aver raccolto dati degli utenti tramite gli smartphone Android quando questi erano in standby o in idle, senza aver chiesto il permesso: la sentenza è stata emessa nelle scorse ore ma è solo in primo grado, e Google ha ovviamente già confermato che farà ricorso in appello. Riguarda una class action depositata già diversi anni fa, nel 2019, a nome di circa 14 milioni di californiani, ma è interessante osservare che un’escalation è pronta ad arrivare - una class action che riguarda gli altri 49 stati degli USA partirà l’anno prossimo.

L’accusa sostanzialmente argomenta che i dati raccolti senza permesso sono serviti anche per finalità di targeting della pubblicità, pratica che per Google è molto remunerativa; i dati raccolti tramite piani a consumo hanno eroso il credito di giga disponibile agli utenti, e quindi in ultimo Google si è arricchita a spese dei propri utenti.

È opportuno osservare che se nel complesso la cifra è tutt’altro che irrisoria, i rimborsi andrebbero divisi per tutti i circa 14 milioni di utenti coinvolti nella class action; ancora prima di calcolare le spese varie e commissioni degli avvocati, si parla di circa 22 dollari a utente. Un danno insomma marginale per il singolo, ma su scala molto larga. E se questo è l’impatto di un solo Stato, chissà cosa potrebbe significare moltiplicato per gli altri 49 - vero è che la California è particolarmente popolosa e tecnologicamente avanzata.

Come dicevamo in apertura, naturalmente Google intende fare ricorso. Un portavoce della società ha dichiarato che l’accusa, e di conseguenza la corte che le ha dato ragione, “capisce male i servizi essenziali per la sicurezza, le prestazioni e l'affidabilità dei dispositivi Android”. È probabile che i nostri lettori e comunque in generale gli appassionati di tecnologia abbiano intuito un po’ dove Google vuole andare a parare: accantonando un momento la profilazione, i dispositivi mobile odierni comunicano costantemente con server remoti per funzioni più o meno utili ed essenziali, che ormai si danno per scontate e garantite - sincronizzazione della cronologia, sinergie tra prodotti diversi, controlli di sicurezza e tantissimo altro ancora. Il problema è che spesso gli stessi dati che permettono l'esistenza di feature molto comode e apprezzate vengono anche usati per profilazione e pubblicità mirata.