Il Google Pixel 10 Pro XL porta con sé una novità pensata per gli utenti più sensibili allo sfarfallio degli schermi OLED: una funzione che consente di aumentare la frequenza di modulazione PWM (Pulse Width Modulation) fino a 480 Hz. L'intento dichiarato è quello di migliorare il comfort visivo, ma secondo molti osservatori la soluzione appare limitata, soprattutto se confrontata con quanto già proposto da altri produttori del settore.
LA SCELTA DI GOOGLE E LE PRIME CRITICHENegli ultimi anni diversi brand hanno puntato a frequenze PWM ben più elevate. Samsung, ad esempio, aveva introdotto il valore di 480 Hz già tempo fa, mentre OnePlus, Honor, Nothing e Xiaomi hanno spinto la tecnologia fino a diverse migliaia di hertz o l'hanno sostituita con modalità di dimming alternative, riducendo così gli effetti negativi per chi soffre di sensibilità allo sfarfallio.
L'arrivo del Pixel 10 Pro XL con un'opzione specifica per “occhi sensibili” aveva fatto sperare in un salto di qualità, ma la frequenza scelta da Google si ferma proprio a 480 Hz, un valore che rappresenta un adeguamento agli standard minimi più che un superamento. Nicholas Sutrich, autore di un'analisi su Android Central, ha sottolineato come la decisione finisca per deludere gli utenti più esigenti: secondo diversi studi, il livello consigliato sarebbe almeno di 3000 Hz, in linea con le raccomandazioni IEEE stabilite già nel 2008.
LE DICHIARAZIONI DEL TEAM DI GOOGLEDi fronte alle critiche, Chang, rappresentante del team display di Google, ha spiegato la filosofia seguita nello sviluppo:
“Noi puntiamo sempre a offrire la migliore esperienza complessiva per i nostri utenti. Questo significa garantire la qualità dell'immagine in ogni condizione. La frequenza EM (PWM), insieme alle altre specifiche, è determinata da questo obiettivo complessivo e non da un singolo fattore”.
Secondo Chang, l'abilitazione della nuova modalità con frequenza a 480 Hz “costituisce un miglioramento per la maggior parte delle persone”, anche se la scelta non risulta supportata da evidenze scientifiche specifiche.
LE ALTERNATIVE E LE PROSPETTIVE FUTUREIl PWM non è l'unica strada percorribile. Una soluzione considerata valida è il cosiddetto DC-like dimming, già adottato da molti costruttori e apprezzato dagli utenti che soffrono di flicker sensitivity. Apple, Samsung e Google, però, non hanno ancora scelto di implementarlo sui propri smartphone.
Alla domanda su possibili evoluzioni, Chang ha risposto che:
“Pixel utilizza già una combinazione di diversi metodi di dimming e stiamo sempre cercando opportunità per migliorare il nostro approccio a ogni nuova generazione, sulla base del feedback degli utenti e dell'evoluzione della tecnologia”.
Resta il fatto che la strategia di Google appare ancora troppo prudente. Sutrich osserva come la corsa ai punteggi nei benchmark non debba diventare una priorità, quando la vera esigenza è garantire un utilizzo confortevole per chi soffre di disturbi visivi.
OLTRE IL PWM: IL NODO DEL DITHERINGOltre alla gestione del PWM, il Pixel 10 Pro XL utilizza anche il dithering, una tecnica che altera i colori sul display facendo lampeggiare rapidamente i pixel per simulare sfumature più ampie. Pur non essendo un problema per tutti, diversi utenti hanno segnalato fastidi legati a questa soluzione e hanno presentato reclami a Google.
Il tema resta quindi aperto: un buon display, secondo Sutrich, non dovrebbe essere definito solo da parametri come luminosità, accuratezza cromatica o capacità di riprodurre un'ampia gamma di colori, ma dalla possibilità di essere usato senza provocare malesseri.
“Se non riesco a utilizzare uno schermo senza mal di testa – osserva – tutte le altre specifiche perdono di senso”.