Che cos’è davvero l’intelligenza artificiale generale (AGI)? La domanda continua a dividere esperti e leader del settore. Negli ultimi giorni, Sam Altman, CEO di OpenAI, ha aggiunto un tassello sorprendente al dibattito: secondo lui, GPT-8 potrà essere considerato una vera intelligenza artificiale soltanto se riuscirà a risolvere uno dei più grandi enigmi della fisica moderna, la gravità quantistica. A rafforzare questa visione è arrivato l’appoggio di David Deutsch, il fisico britannico considerato il padre dell’informatica quantistica, che ha definito il criterio proposto da Altman un parametro valido per stabilire il confine tra strumenti evoluti e intelligenze autentiche.
Il tema è emerso durante una conversazione tra i due, in cui Altman ha sottolineato quanto la scoperta della relatività generale da parte di Einstein rappresenti uno dei momenti più alti della conoscenza umana. Per questo, ha immaginato uno scenario in cui un modello linguistico avanzato, come GPT-8, non solo descriva la teoria della gravità quantistica ma sia in grado di ricostruire il percorso logico che lo ha portato a quella conclusione. In quel caso, sostiene, non si tratterebbe più soltanto di un sistema predittivo di parole, ma di un’entità capace di produrre vera conoscenza.
Deutsch, noto per i suoi contributi teorici nel campo del calcolo quantistico, ha accolto l’idea come una sfida affascinante. Riuscire a colmare il divario tra relatività generale e meccanica quantistica è infatti uno degli obiettivi più complessi della scienza contemporanea. Se a farlo fosse una macchina, molti non avrebbero più dubbi nel definirla un’intelligenza pari, o persino superiore, a quella umana.
Alcuni osservatori hanno fatto notare che risolvere un singolo problema, seppur monumentale, non basterebbe a qualificare un sistema come AGI. La definizione più condivisa prevede che un’intelligenza artificiale generale debba superare le capacità cognitive umane in una vasta gamma di compiti, e non soltanto eccellere in un ambito specifico. Lo stesso Altman ha riconosciuto che i sistemi odierni non sono progettati per un mondo interamente guidato dall’AI e che serviranno nuovi strumenti hardware e software per gestire scenari così avanzati.
Vale la pena ricordare che OpenAI, forte della partnership multimiliardaria con Microsoft, non è l’unica a inseguire questo obiettivo: DeepMind, l’azienda di Google guidata da Demis Hassabis, continua a stimare che l’AGI sia distante almeno cinque o dieci anni, pur ammettendo che la società potrebbe non essere pronta ad affrontarne le conseguenze. Intanto, GPT-5, il modello più recente di OpenAI, ha introdotto miglioramenti significativi nell’accuratezza e nella capacità di ragionamento, ma è stato giudicato ancora lontano dalla soglia dell’intelligenza generale.