Un bivacco lasciato incustodito è quanto basta per spiegare la strategia di questi nuovi attori. Basta inserire il proprio flusso video via Internet, agganciandosi alla tecnologia HbbTV (cioè Hybrid Broadcast Broadband TV), e il gioco è fatto. Le smart TV, infatti, possono ricevere contenuti sia dal digitale terrestre sia via web, ed è quest’ultimo canale “ibrido” a fornire il varco invisibile, permettendo a chiunque di collegarsi alle posizioni rimaste libere nel telecomando.
Non si tratta di canali tra i numeri più centrali o gettonati, ma neppure di nicchie assolute: sono abbastanza in vista da catturare un’audience minima, sufficiente per attirare inserzionisti e investimenti pubblicitari. Grazie ad un vuoto regolamentare, chi trasmette via HbbTV non è soggetto agli oneri tipici di un editore televisivo, quindi niente concessioni da pagare o obblighi di programmazione.
Detto ciò, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha scelto un approccio cauto. Nessun oscuramento immediato: l’obiettivo è piuttosto mettere a punto nuove linee guida che consentano ai "pirati" di regolarizzarsi, in accordo con il Regolamento UE 295/2023 sui servizi audiovisivi via web. AgCom ha lanciato una consultazione pubblica per definire modalità e criteri di accesso, puntando a tutelare il pluralismo e il corretto funzionamento del mercato televisivo.