Hollywood si ribella: l’attrice AI Tilly Norwood divide il cinema

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HDblog.it Oct 03, 2025 · 2 mins read
Hollywood si ribella: l’attrice AI Tilly Norwood divide il cinema
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Un debutto inaspettato, quello di Tilly Norwood, l’attrice virtuale che ha fatto la sua prima apparizione ufficiale al Zurich Summit, evento collegato al Zurich Film Festival. Dietro la sua voce britannica e i tratti dai grandi occhi castani non c’è un’attrice in carne e ossa, ma un prodotto di laboratorio: una creazione del London-based studio Particle6. La presentazione ha scatenato subito una valanga di reazioni contrastanti, dando vita a uno dei dibattiti più accesi sull’uso dell’AI nel cinema.

Norwood è stata paragonata dai suoi promotori alla “nuova Scarlett Johansson”, un’etichetta che ha contribuito ad alimentare le tensioni. Finora, il suo curriculum recita un solo ruolo: un breve sketch parodico intitolato AI Commissioner, in cui condivideva la scena con altri sedici personaggi sintetici. Il video ha superato le 600.000 visualizzazioni su Facebook, ma più per la curiosità che per il successo: la maggior parte dei commenti criticava l’aspetto innaturale e le battute giudicate poco convincenti, evidenziando anche difetti tecnici come espressioni facciali imprecise e movimenti rigidi.

Nonostante le critiche, qualcosa sembra muoversi sul fronte del mercato. La fondatrice di Particle6, Eline Van der Velden, ha rivelato a Variety che diversi agenti dello spettacolo, inizialmente diffidenti, hanno iniziato a mostrare interesse. Secondo le sue dichiarazioni,non è escluso che presto possa arrivare un accordo con un’agenzia, il primo del suo genere.

Le organizzazioni sindacali, invece, hanno risposto con fermezza. SAG-AFTRA, il potente sindacato che rappresenta 160.000 professionisti dello spettacolo negli Stati Uniti, ha diffuso una nota durissima.

“La creatività deve restare al centro dell’esperienza umana. Non possiamo accettare che i performer siano rimpiazzati da prodotti sintetici”.

Secondo l’accusa, Tilly Norwood e altri personaggi simili non sarebbero altro che software allenati sulle performance reali degli attori, senza autorizzazione né compensi.

Già nei negoziati contrattuali del 2023 e del 2024 la questione dell’uso dell’AI aveva dominato i tavoli tra sindacati e major. L’accordo allora aveva introdotto alcune tutele, ma le nuove tecnologie sembrano correre più veloci della regolamentazione.

C’è chi, nel mondo accademico, invita alla cautela nel sopravvalutare il fenomeno. Yves Bergquist, direttore dell’Entertainment Technology Center della University of Southern California, ha definito “nonsense” l’idea che attori generati al computer possano davvero competere con le star. “Scarlett Johansson ha un pubblico, un legame umano. Un software non può costruire lo stesso tipo di fandom”, ha sottolineato.

È vero però che l’AI è già presente nell’industria cinematografica, seppur in forme diverse: viene già fa tempo utilizzata per il de-aging digitale degli attori, per la ricostruzione di comparse o per la realizzazione di controfigure virtuali.