Honda e la startup statunitense Astrobotic hanno annunciato una collaborazione che punta a risolvere uno dei problemi più complessi dell’esplorazione lunare: sopravvivere alla lunga notte del nostro satellite. Sulla superficie della Luna, infatti, il buio può durare fino a due settimane consecutive, con temperature che crollano a –253 °C e pannelli solari inutilizzabili per giorni. In queste condizioni, garantire energia continua per basi, rover e strumenti scientifici diventa essenziale.
Il progetto prevede di integrare la tecnologia a celle a combustibile rigenerative di Honda all’interno di LunaGrid, la rete energetica modulare ideata da Astrobotic. Durante il giorno lunare, i pannelli solari cattureranno l’energia necessaria ad alimentare l’elettrolisi dell’acqua, producendo idrogeno. Nelle lunghe notti, lo stesso idrogeno verrà riconvertito in elettricità attraverso la cella a combustibile, con l’acqua come unico sottoprodotto. L’acqua generata, a sua volta, verrà riutilizzata nel ciclo, creando un sistema chiuso e sostenibile.
Astrobotic, già nota per il lander Peregrine e impegnata nello sviluppo di infrastrutture per un’economia lunare, metterà in campo il suo Vertical Solar Array Technology (VSAT), un sistema di pannelli verticali capaci di inseguire il Sole e generare fino a 10 kilowatt di potenza, con una versione XL progettata per produrne cinque volte tanto. Questa sinergia potrebbe permettere di mantenere attive missioni e habitat anche nei momenti più critici, quando l’assenza di luce solare ha finora rappresentato un limite insormontabile.
Per quanto riguarda Honda, l’azienda giapponese lavora da anni sulle celle a combustibile per applicazioni terrestri e automobilistiche, ma questa è la prima volta che la tecnologia viene considerata per un impiego extraterrestre. La mossa si inserisce anche nelle ambizioni spaziali del Giappone, partner del programma Artemis guidato dalla NASA, che guarda proprio al polo sud lunare come area chiave per le future missioni umane, grazie alla presenza stimata di ghiaccio d’acqua e alla particolare esposizione solare di alcune zone.
Lo abbiamo detto spesso, ma di fatto un sistema energetico stabile e continuo rappresenta un tassello indispensabile per trasformare le missioni brevi in permanenze più durature e, in prospettiva, in vere e proprie basi abitate.