Hualong One, il reattore nucleare di terza generazione interamente ideato e prodotto in Cina, ha appena raggiunto un traguardo notevole, diventando il modello più diffuso a livello globale.
Il progetto è stato concepito per offrire una sicurezza superiore, incorporando lezioni apprese da disastri passati, come quello di Fukushima. Ma il dato più impressionante è la sua diffusione: con ben quarantuno unità in costruzione o già operative nel mondo, sette delle quali già connesse alla rete elettrica, Hualong One si è guadagnato il primato. Ogni singola unità è in grado di generare circa 10 miliardi di kilowattora di energia pulita all'anno, una quantità sufficiente a soddisfare il fabbisogno di circa un milione di persone.
Se qualcuno fosse portato a pensare che sia una soluzione adottata solamente in Cina si sbablia, poiché la sua diffusione internazionale non è da sottovalutare. Paesi come il Pakistan, che ha visto per primo l'installazione di due reattori già in funzione a Karachi, e l'Argentina hanno già stretto accordi di collaborazione. Ma la lista è destinata a crescere, con più di 20 nazioni che hanno firmato intese preliminari.
Questo successo non è casuale: Hualong One ha superato test rigorosi, ottenendo una valutazione perfetta dalla World Association of Nuclear Operators (WANO) e superando i severi requisiti di sicurezza europei e del Regno Unito. Inoltre, è l'unico reattore di terza generazione che è stato completato nei tempi previsti, in poco più di cinque anni e mezzo, dimostrando un'efficienza costruttiva senza pari.
Il progetto ha una portata che va ben oltre il mero settore energetico. Con una filiera che coinvolge quasi 6.000 aziende cinesi e un sistema di brevetti che conta oltre 700 licenze nazionali e 65 internazionali, Hualong One è diventato un esempio lampante di autonomia tecnologica. Non solo contribuisce in maniera significativa al raggiungimento dei "dual carbon goals" cinesi, ovvero il picco di emissioni entro il 2030 e la neutralità entro il 2060, ma rappresenta anche un elemento chiave della "Belt and Road Initiative," rafforzando l'influenza diplomatica del Paese.