I misteri delle lune di Urano svelati da Hubble

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HDblog.it Jun 12, 2025 · 2 mins read
I misteri delle lune di Urano svelati da Hubble
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Urano, Il gigante ghiacciato noto per la sua rotazione inclinata quasi perpendicolare rispetto all’eclittica, è di nuovo al centro dell’attenzione scientifica grazie a recenti dati raccolti dal telescopio spaziale Hubble. Questa volta, sotto esame ci sono le sue lune più grandi: Ariel, Umbriel, Titania e Oberon. Ma a differenza di quanto previsto, le loro superfici non mostrano le tipiche tracce di radiazione che ci si aspettava da un campo magnetico tanto caotico e distorto come quello di Urano.

Gli scienziati ritenevano, sulla base dei modelli elaborati fin dai tempi del passaggio della sonda Voyager 2 nel 1986, che le porzioni posteriori delle lune — le cosiddette “emisferi di scia” — fossero le più scure, a causa dell’esposizione costante ai flussi di particelle cariche trasportate dal campo magnetico planetario. Le nuove immagini raccolte da Hubble, però, raccontano un'altra storia. In particolare, le lune più esterne, Titania e Oberon, risultano più scure proprio sul lato frontale, ossia quello che avanza nel loro moto orbitale.

Questa evidenza, spiegano i ricercatori guidati da Christian Soto dello Space Telescope Science Institute, suggerisce che il vero responsabile dell’annerimento delle superfici non sia l’energia magnetica ma… la polvere. Si tratta di minuscoli granelli provenienti dalle lune più distanti e irregolari di Urano, che orbitano anche a 20 milioni di chilometri di distanza. Colpite continuamente da micrometeoriti, queste lune esterne rilasciano detriti che si spostano lentamente verso l’interno del sistema, accumulandosi nel tempo sulle lune maggiori.

L’accumulo segue un principio piuttosto intuitivo: muovendosi nello spazio, Titania e Oberon “impattano” contro questo pulviscolo cosmico un po’ come un’automobile che colpisce gli insetti sul parabrezza mentre viaggia in autostrada. La parte anteriore finisce così per essere più contaminata rispetto a quella posteriore.

Curiosamente, le lune più interne — Ariel e Umbriel — non sembrano presentare la stessa asimmetria di colore. Questo potrebbe dipendere dal fatto che la polvere non riesce a raggiungerle, protetta com’è dal “filtro” creato dalle orbite delle due lune esterne. Anche in questo caso, si apre una nuova pista interpretativa che i ricercatori non avevano considerato inizialmente.

Resta però ancora aperta la questione del campo magnetico di Urano. Anche se non ha lasciato segni visibili sulle superfici dei satelliti, potrebbe comunque influenzare l’ambiente spaziale circostante in modi più complessi o meno evidenti. Alcuni effetti potrebbero emergere solo osservando lo strato sottile delle atmosfere o la chimica superficiale con strumenti più sensibili.

Per chiarire i dubbi, il team di Soto ha già previsto una nuova serie di osservazioni utilizzando il James Webb Space Telescope. Grazie alla sua capacità di rilevare l’infrarosso, Webb potrebbe confermare se la distribuzione della polvere è davvero l’unico fattore in gioco, oppure se la radiazione ha comunque un ruolo, seppur più sottile.

Intanto, la comunità scientifica guarda a Urano con occhi nuovi. Dopo decenni di trascuratezza — Voyager 2 rimane l’unica sonda ad averlo sorvolato, quasi 40 anni fa — questo gigante silenzioso del sistema solare comincia a mostrare un volto sempre più complesso. E forse proprio da lì arriveranno risposte a domande che ci portiamo dietro da troppo tempo.