Nonostante un lieve calo dei prezzi nei primi mesi del 2025, l’Italia continua a registrare valori significativamente più alti rispetto ai principali mercati europei, con ricadute importanti per le imprese del nostro Paese. Nel 2024, infatti, il prezzo medio dell’elettricità sulla Borsa italiana si è attestato intorno ai 108 euro per megawattora, superando nettamente le quotazioni registrate negli altri grandi Paesi europei.
In Germania il prezzo medio è stato di 78 euro/MWh, in Spagna 63 euro/MWh e in Francia appena 58 euro/MWh. Un divario che, rispetto all’anno precedente, risulta ulteriormente ampliato. Questo ha fatto sì che il gap tra l’Italia e gli altri Paesi resti marcato. A fare il punto sulla situazione è la ricerca firmata da Livio De Chicchis, energy technologist dell’Enea (Unità Studi, Analisi e Valutazioni), che sarà illustrata durante il webinar “Industria ed energia: strategie e tecnologie per ridurre i costi senza compromettere la produttività”, promosso da Mce – Mostra Convegno Expocomfort.
ELETTRICITA PER LE IMPRESEL’analisi condotta dall’Enea parte da un esame approfondito dei consumi energetici dell’industria italiana, che incide per circa il 22% sul consumo energetico complessivo del Paese. Se si considera esclusivamente l’energia elettrica, il settore industriale si conferma il principale utilizzatore, con una quota che sfiora il 45% del totale nazionale. Seguono il comparto dei servizi con circa il 30%, le utenze domestiche con il 22% e, in coda, l’agricoltura che si ferma a un modesto 2%.
Sul fronte dei prezzi, essi rimangono ancora elevati. Secondo Livio De Chicchis, all’inizio di maggio 2025 il prezzo dell’elettricità in Italia si è attestato intorno agli 80 euro per megawattora, in calo di oltre il 40% rispetto alla fine del 2024. Un miglioramento, certo, ma che non basta a colmare il divario con gli altri grandi mercati europei: in Germania il costo è sceso a 66 euro/MWh, in Francia a 63 euro, mentre in Spagna è crollato addirittura a soli 11 euro. A incidere sul prezzo finale, sottolinea l’esperto, è soprattutto il peso del gas naturale nella formazione del costo dell’elettricità.
GAS AL CENTRO DEI PREZZI ALTISecondo i dati raccolti dall’Enea, nel 2024 gli impianti a gas a ciclo combinato hanno continuato ad avere un ruolo dominante nella formazione del prezzo dell’elettricità. In media, questi impianti hanno determinato il prezzo finale dell’energia per circa il 60% del tempo in tutte le zone del mercato italiano. Un ruolo che, dal 2018 a oggi, è cresciuto sensibilmente: +5% nella zona Nord e quasi +8% nel Sud.
Purtroppo, anche con una crescita significativa delle rinnovabili, il gas naturale continuerà a influenzare fortemente il prezzo dell’elettricità, come confermato dai dati del JRC, il centro di ricerca della Commissione Europea. A livello europeo, infatti, gli impianti a combustibili fossili fissavano il prezzo circa l’86% del tempo già nel 2022, e continueranno a farlo anche nel 2030, nonostante la loro quota nella produzione effettiva di elettricità scenderà dal 34% al 16%. In altre parole, anche se le fonti rinnovabili produrranno sempre più energia, saranno ancora gli impianti fossili a determinare per la maggior parte del tempo il prezzo pagato sul mercato.