Il conto lo paga "lui" perché le donne guadagnano meno ma è il cane che si morde la coda: lo spiegone

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(La redazione di fem) Aug 24, 2025 · 3 mins read
Il conto lo paga
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Quando dopo un pranzo, colazione, aperitivo o cena arriva il conto è l’uomo o l'energia maschile, che in automatico o quasi prende il portafoglio per pagare. Ora: è normale che avvenga, diciamo, perchè storicamente alle donne è stato perfino proibito di lavorare e avere soldi propri, ma anche adesso che le donne guadagnano ci si aspetta che a pagare il conto sia "lui". Analizziamo la questione.

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le donne spendono molto più degli uomini in generale: vanno risarcite (?)

Nella microeconomia del primo appuntamento, chi paga compra (o crede di acquistare) tre cose: tempo, continuità e reputazione. Tempo, perché paga anche l’occasione di rivedersi (“Non preoccuparti, questa volta offro io” è una scommessa su un domani), continuità, perché normalizza un’abitudine che potrà ripetersi; reputazione, perché il gesto segnala affidabilità e status.

Qui rientrano due vecchie categorie: la spesa ostentativa e il capitale simbolico. Il problema è che questa “economia” trattiene al suo interno un bias di partenza: salari e patrimoni storicamente più alti per gli uomini. Finché il dislivello resta, il gesto sembra “naturale”. Ma è un naturale costruito, non biologico. C’è poi un dettaglio spesso ignorato: le donne sostengono costi paralleli invisibili — dalla “pink tax” su prodotti identici ma più cari, ai costi di cura e di tempo (make-up, depilazione, abiti “adatti alla serata”), fino alla gestione del rischio e della sicurezza personale. È una tassa non scritta. Se l’uomo paga il conto ma scarica sulla donna l’intero carico dell’auto-presentazione e della sicurezza, abbiamo semplicemente spostato il baricentro, non pareggiato i conti.

macché galanteria: stiamo alimentando un circolo vizioso

L'automatismo che spinge l'uomo a pagare il conto, al netto dei meme (neanche troppo lontani dalla realtà) su quanto costa alle donne truccarsi, depilarsi e andare dal parrucchiere, poggia su una struttura culturale e storica complessa. Non si tratta solo di “buone maniere” o “galanteria”: dietro quel gesto si nasconde un retaggio economico e sociale che continua a influenzare, silenziosamente, le dinamiche tra i generi.

Le donne non solo hanno sempre guadagnato meno degli uomini, ma non hanno guadagnato affatto, per decenni. E non solo perché avevano meno accesso a lavori ben pagati, ma perché la società le considerava, in fondo, “mantenute potenziali” e perchè in alcune epoche è stato proibito loro di accedere a posti di lavoro.

A monte di tutto ciò che l’idea, frutto ovviamente di retaggi patriarcali ed eternormativi, che tutte le donne “prima o poi troveranno un marito” che si prenderà cura di loro. Il che ha giustificato e giustifica stipendi più bassi e meno opportunità. In altre parole, l’aspettativa che l’uomo paghi il conto è sorella della logica che ha impedito alle donne di avere la stessa indipendenza economica.

E le coppie non etero? Nelle coppie queer o in quelle che rifiutano gli script di genere, il “chi paga” spesso viene negoziato esplicitamente: si alterna, si divide, si sceglie in base a chi ha invitato o guadagna di più, si usa un’app per spartire in modo semplice. Non è un paradiso automatico, ma è un laboratorio prezioso: mostra che, quando scompare il copione rigido, si aprono soluzioni pragmatiche. Paradossalmente, è una lezione utile per le coppie etero: parlare apertamente di denaro riduce l’ansia, smonta il non detto, evita la simbologia pesante appiccicata al gesto.

ok, come uscirne? con la consapevolezza (di entrambi)

Ecco il paradosso, o meglio, ecco qui il cane che si morde la coda: le donne guadagnano meno, quindi l’uomo “può” o “deve” pagare il conto; ma il fatto che l’uomo “paghi” alimenta la percezione che le donne non abbiano bisogno di guadagnare quanto loro. Tanto paga il partner- È una micidiale circolarità che trasforma un gesto cortese in un piccolo ingranaggio di un sistema più grande e più resistente di quanto sembri.