Il Dio chiamato PUBBLICO e la Morte della Creatività

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Rick DuFer Jun 17, 2025 · 3 mins read
Il Dio chiamato PUBBLICO e la Morte della Creatività
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Attenzione: la trascrizione è in parte gestita da IA e, per esigenze di adattamento, potrebbe non corrispondere completamente alla puntata relativa.
Dalla puntata del 16 giugno 2025.

Ma non vi sembra che il pubblico abbia acquisito un po’ troppo potere?

Non vi sembra che abbia raggiunto così tanto potere che potremmo paragonarlo ad un vero e proprio Dio dei tempi moderni?

Un dio che richiede sacrifici di autostima, di autenticità e di libertà creativa: non ci starà, forse, sfuggendo un po’ di mano questa deriva?

Per questo, oggi, attraverso esempi culturali e filosofici, vi invito a riconsiderare il ruolo del pubblico nella produzione artistica e nella comunicazione mediatica, evidenziando come questa “divinità” possa diventare un pericolo che limita la vera creatività.

La soluzione? Ricostruire l’autonomia dell’artista e recuperare il valore della creazione autentica, libera dal duopolio tra aspettativa e trend, tra conformismo e paura di fallire.

PUNTI PRINCIPALI DEL DAILY COGITO:

1. Il pubblico come un Dio

  • Il pubblico è una divinità moderna, a cui si sacrificano autostima, denaro e autenticità.

  • Essa si manifesta attraverso trend, hashtag ed è percepita come eterna e onnipotente.

2. La natura del pubblico: una costruzione

  • È un’astrazione collettiva creata dalla società mediatica, che acquista vita solo se creduta e alimentata dalle persone.

  • Neil Gaiman in American Gods rappresenta questa idea con il dio Mister World, simbolo della volontà del pubblico.

  • Del resto Feuerbach diceva che non è Dio ad aver creato il popolo, ma il popolo ad aver creato Dio.

3. Il pubblico agisce e si trasforma

  • Non sono solo gli altri a essere pubblico, ma anche noi stessi quando reagiamo e partecipiamo con commenti, recensioni e aspettative.

  • La massa perde la razionalità e diventa dispotica, seguendo il più forte trend o l’algoritmo.

4. Il ruolo dell’artista e la creatività

  • Spesso artisti e musicisti producono in base alle aspettative del pubblico e ai tormentoni di successo.

  • L’algoritmo è il nuovo oracolo, che premia remake e nostalgia, consolidando un’immagine immutabile di successo.

5. La mitologia del pubblico

  • Il wrestling e altri fenomeni di massa sono immaginari che si fondano sull’acclamazione del pubblico, un Dio che decide tutto.

  • La realtà diventa il prodotto delle aspettative del pubblico, che si manifesta come una religione.

6. La demonizzazione e la perdita di autonomia

  • J.K. Rowling esemplifica l’autrice condizionata dal pubblico, che asseconda solo i discorsi coerenti con le sue aspettative per punire invece quelli dissonanti.

  • La paura di contraddire le aspettative porta artisti, autori e creativi a scendere a compromessi, tradendo la propria autenticità.

7. La creatività come eresia contro il pubblico

  • La vera arte nasce dall’autoaffermazione e dalla capacità di contraddire le aspettative.

  • Il pubblico non crea l’arte, ma l’arte e l’artista devono creare autonomamente, senza dipendere dal “Deus ex machina” delle aspettative.

8. L’autostima e il potere dell’artista

  • Un artista con autostima può rischiare di non seguire le mode e le aspettative, mantenendo così l’autenticità.

  • La vera libertà sta nel sapere di portare qualcosa di valore, non nel assecondare il pubblico.

10. La liberazione dal “pubblico” come divinità

  • La vera arte esiste indipendentemente dal successo o dalla riconoscenza del pubblico.

  • La missione è riconquistare la centralità della creatività, della passione e dell’autonomia, liberandosi dall’illusione di un pubblico onnipotente.

IL DAILY COGITO DI OGGI

Nel mondo di oggi c’è un Dio che imperversa, una divinità di fronte alla quale siamo disposti a sacrificare ogni cosa: autostima, relazioni, denaro, autenticità. E per la quale tutti, nessuno escluso – artisti, miliardari, persone comuni di ogni genere – sono disposti a fare qualunque cosa pur di accaparrarsi il suo favore. Questo Dio si chiama il pubblico, ed è un Dio molto pericoloso di cui voglio parlarvi quest’oggi, come sempre dopo il sondaggio del giorno.

Ad alcuni questa sembrerà un’affermazione molto strana, perché diranno: “Beh, ma è un’esagerazione, dai!”.

Ma io sono convinto che questo dipenda dal fatto che non abbiamo veramente riflettuto sulla natura del pubblico. Infatti, il pubblico è oggigiorno l’entità che si avvicina di più al concetto di Dio: in fin dei conti noi affidiamo ai suoi sacerdoti, gli algoritmi, la previsione intorno alle nostre vite. Non soltanto: lo preghiamo attraverso i linguaggi che ci permettono di decifrarne il favore – ovvero i trend e gli hashtag – , ci disperiamo quando il suo favore volge non verso di noi, ma verso qualcun altro, come se fossimo Caino, e ci esaltiamo come Abele quando la sua benevolenza, sotto forma di viralità, bacia la nostra esistenza.