É avvenuto ciò che i sostenitori del Green Deal europeo temevano: la supervisione dei negoziati per il perseguimento dell'obiettivo di riduzione delle emissioni del 90% entro il 2040 (rispetto ai livelli del 1990) è stato affidato agli estremisti di destra Patriots for Europe.
I parlamentari progressisti del Parlamento di Strasburgo non sono riusciti ad ottenere l'auspicato sostegno da parte del PPE per impedire che il riesame della legge sulla riduzione dei gas serra venisse delegata ad un gruppo notoriamente scettico sui cambiamenti climatici.
La discussione non è tuttavia ancora finita e c'è l'auspicio che un accordo possa ancora essere trovato prima della 30° Conferenza delle Parti (COP30) in programma a Belém (Brasile) dal 10 al 21 novembre. L'intenzione dell'UE era - ed è tuttora - quella di fornire al segretariato per il clima delle Nazioni Unite il suo NDC (Nationally Determined Contribution, ovvero il piano climatico per il 2035) entro settembre, in tempo perché possa essere compiuta una valutazione sull'effetto collettivo di tutti i piani climatici nazionali rispetto agli obiettivi degli accordi di Parigi prima dell'inizio della conferenza di novembre.
Il terzo NDC avrà un orizzonte temporale del 2035 ed è quindi collegato all'obiettivo climatico dell'UE per il 2040, che sarà adottato come emendamento alla legge europea sul clima secondo la procedura legislativa ordinaria.
Pascal Canfin di Renew Europe aveva già espresso grande preoccupazione sul ruolo di negoziatori di Patriots for Europe, temendo un affossamento del Green Deal. Il parlamentare auspica che i partiti che appoggiano la presidente della Commissione Ursula von der Leyen possano fare un ulteriore tentativo a settembre: l'intenzione è quella di evitare che il gruppo di estrema destra adotti una strategia attendista per ritardare volutamente la discussione parlamentare sulla questione ambientale.