Global Laser Enrichment (GLE), società americana con sede a Wilmington, North Carolina, ha annunciato di aver completato una campagna di test su larga scala per arricchire uranio tramite un potente laser.
Il programma di sperimentazione, avviato a maggio 2025 e tuttora in corso, ha prodotto centinaia di libbre di uranio a basso arricchimento (LEU). Questo combustibile sarà fondamentale per alimentare i reattori nucleari di nuova concezione, inclusi i piccoli reattori modulari (SMR) e quelli avanzati, che richiedono livelli di arricchimento diversificati. La scelta di sviluppare una tecnologia autonoma ha anche un chiaro obiettivo strategico: ridurre la dipendenza degli Stati Uniti dall’importazione di uranio arricchito, spesso proveniente da Paesi con governi considerati instabili o concorrenti geopolitici.
La tecnologia utilizzata, chiamata SILEX (Separation of Isotopes by Laser EXcitation), è stata ideata in Australia da Silex Systems, che possiede il 51% di GLE insieme alla canadese Cameco Corporation (49%). A differenza dei metodi tradizionali, come la diffusione gassosa ormai obsoleta o le centrifughe a gas, il processo laser si distingue per la sua maggiore efficienza: sfrutta laser ad alta precisione per selezionare le molecole contenenti uranio-235 e separarle dall’uranio-238, molto più abbondante ma inutilizzabile per la fissione.
Secondo l’azienda, la dimostrazione a Wilmington è la prima al mondo a essere condotta in un impianto di arricchimento non controllato né finanziato direttamente da governi. Si tratta quindi di un banco di prova unico, che consente di validare la tecnologia in condizioni operative reali. I dati raccolti permetteranno di progettare e costruire sistemi industriali su scala completa.
Il CEO di GLE, Stephen Long, ha dichiarato che i progressi ottenuti pongono l’azienda come “la prossima soluzione americana per l’arricchimento dell’uranio”. Non a caso, circa il 20% dell’elettricità statunitense è generata da centrali nucleari, e la sicurezza della fornitura di combustibile rappresenta un tassello strategico della politica energetica nazionale.
Un progetto parallelo è già in cantiere: l’impianto di Paducah, in Kentucky, che una volta autorizzato dalla Nuclear Regulatory Commission potrà riutilizzare oltre 200.000 tonnellate di uranio impoverito ad alto tenore, stoccato dal Dipartimento dell’Energia. L’obiettivo è trasformare questi materiali in nuovo combustibile, con una capacità prevista fino a 6 milioni di unità di lavoro separativo (SWU) all’anno.