Un team di scienziati del Laboratorio di Ricerca Navale degli Stati Uniti (NRL) e partner del Corpo dei Marines hanno lavorato insieme per quattro anni a un progetto che promette di espandere notevolmente le capacità di sorveglianza della Marina. E lo hanno fatto in un modo che potrebbe sembrare uscito da un film di fantascienza, ma che in realtà è pura ingegneria. L'esperimento, tenutosi in California, ha messo alla prova un concetto rivoluzionario: palloni e droni che viaggiano in coppia, alimentati da una fonte di energia unica e sostenibile: l'idrogeno.
Questa tecnologia permette alle navi della Marina di "vedere" oltre la linea dell'orizzonte, un'esigenza fondamentale in scenari operativi complessi. L'idea è quella di creare una sinergia tra un pallone aerostatico ad alta quota, che può trasportare sensori e trasmettitori, e un drone che estende ulteriormente il raggio d'azione. Il pallone, alimentato a idrogeno, può rimanere in volo per settimane, fungendo da "base aerea" e ripetitore di segnale, mentre il drone, anch'esso alimentato a idrogeno, esplora aree più vaste. Un sistema del genere rende le operazioni di intelligence, sorveglianza, ricognizione e targeting (ISRT) molto più efficienti, riducendo la necessità di missioni multiple con velivoli separati.
L'uso dell'idrogeno come combustibile è un aspetto chiave di questa sperimentazione. Come ha spiegato il dottor Rick Stroman, capo della sezione di energia alternativa del NRL, l'idrogeno è un'alternativa concreta all'elio per i palloni militari, semplificando la logistica. Ma non solo: la sua capacità di alimentare droni a lunga autonomia permette agli operatori di far rimbalzare i segnali sul pallone per estendere il loro raggio di controllo.
Questo approccio risolve un problema che affligge le forze militari in tutto il mondo: la dipendenza da fonti energetiche pesanti e logisticamente complesse. RuthAnne Darling, direttrice dell'Innovazione per l'Energia Operativa presso l'Ufficio del Segretario della Difesa, ha sottolineato come l'energia sia spesso un fattore limitante e che soluzioni come questa possono aiutare le forze armate a operare in aree remote e disseminate, come le catene di isole, senza preoccupazioni logistiche.