Il futuro è nucleare: NASA vuole il primo reattore sulla Luna entro 5 anni.

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HDblog.it Sep 01, 2025 · 3 mins read
Il futuro è nucleare: NASA vuole il primo reattore sulla Luna entro 5 anni.
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Lo scorso 5 agosto 2025, l'amministratore ad interim della NASA, Sean Duffy, ha annunciato un piano ambizioso che prevede di installare un reattore a fissione nucleare sulla superficie lunare entro il 2030. Un annuncio che va oltre la pura ricerca scientifica, ma che si inserisce in un contesto geopolitico di rinnovata competizione per la supremazia spaziale, con la Cina che punta a portare il suo primo "taikonauta" sulla Luna proprio nello stesso periodo.

Il reattore, che avrà una potenza di almeno 100 kilowatt, potrebbe alimentare circa 80 abitazioni medie sulla Terra. Non è una scelta casuale, visto che l'energia è il fulcro di ogni attività nello spazio profondo, come le future missioni su Marte, dove l'energia solare si indebolisce notevolmente. Questa fonte di energia stabile sarebbe in grado di superare le notti lunari, che durano circa 14 giorni terrestri, un periodo in cui i pannelli solari sarebbero inutilizzabili. L'obiettivo primario di questo reattore è quello di supportare la vita e l'attività umana, rendendo possibile l'estrazione e la raffinazione delle risorse lunari, una strategia fondamentale per abbattere i costi e il peso dei materiali da trasportare dalla Terra. Si parla di acqua e ossigeno, elementi vitali che potrebbero essere impiegati per il supporto vitale degli astronauti e per il rifornimento di idrogeno e ossigeno ai veicoli spaziali.

Tuttavia, prima che il reattore venga posizionato, la NASA deve superare due sfide fondamentali. La prima riguarda il posizionamento esatto di questa struttura. L'obiettivo è installarlo vicino a giacimenti di ghiaccio d'acqua. Negli anni '90, diverse sonde orbitali hanno individuato delle aree in ombra permanente ai poli lunari, che potrebbero contenere ghiaccio. Per questo la missione Artemis mira proprio al polo sud, dove si suppone che queste risorse siano più accessibili. Ma la conoscenza attuale non è sufficientemente dettagliata per definire un luogo preciso.

La buona notizia è che l'informazione può essere ottenuta in tempi relativamente brevi, grazie ai dati raccolti da sei missioni orbitali lunari, alcune delle quali sono ancora in corso. Queste informazioni permetteranno di identificare i siti più promettenti, che potranno essere poi esplorati da un rover per una verifica sul campo. La NASA ha già a disposizione il Volatiles Investigating Polar Exploration Rover (VIPER), che ha superato tutti i test ambientali ed è pronto per la spedizione sulla Luna. Con i giusti finanziamenti, i dati potrebbero essere disponibili entro un paio d'anni, sia per il polo nord che per il polo sud lunare.

La seconda grande incognita è come proteggere il reattore dalle "nubi" di regolite, la polvere lunare sollevata dai veicoli spaziali in atterraggio. La regolite è composta da particelle finissime e abrasive che, se sollevate ad alta velocità, possono danneggiare qualsiasi apparecchiatura o struttura. L'Apollo 12, nel 1969, atterrò a 163 metri dalla sonda robotica Surveyor 3, che subì una corrosione evidente proprio a causa del getto di polvere.

Le future missioni Artemis, con veicoli più grandi, genereranno getti ancora più potenti. Per questo, ogni strumento pre-posizionato avrà bisogno di protezione, o l'atterraggio dovrà avvenire a una distanza di sicurezza, superiore a 2,4 chilometri. Una soluzione temporanea potrebbe essere quella di sfruttare la topografia naturale, nascondendo gli asset più preziosi dietro grandi massi. Tuttavia, a lungo termine, sarà necessario costruire una piattaforma di atterraggio e decollo apposita. Sebbene il reattore possa fornire l'energia necessaria a tal fine, l'intero processo richiederà un'accurata pianificazione e investimenti significativi.