Sembra uno smartphone, ma è solo un pezzo di plastica. Sono questi i presupposti su cui si basa l'ennesimo tormentone social pubblicato su TikTok dall’utente @askcatgpt, che ha scatenato l'immediata curiosità del web. Tutto nasce dal video in cui impugna un oggetto trasparente rettangolare che, a prima vista, somiglia a un iPhone.
In realtà si tratta di un “metatelefono”, o meglio, come lo definisce chi lo ha inventato, un piccolo esperimento sociale in forma acrilica. Niente schermo, niente notifiche, nessuna connessione: solo la sagoma di un telefono per simulare il gesto di “scrollare” senza farlo davvero. Ecco il primo video capace di superare le 52 milioni di visualizzazioni nel momento in cui scriviamo.
Dietro questo oggetto apparentemente banale si nasconde un messaggio molto più profondo. Il metatelefono, realizzato per ora artigianalmente e venduto online a circa 25 dollari (poco meno di 23 euro), è già andato esaurito. Sulla pagina ufficiale, viene presentato come un “sostituto simbolico dello smartphone”, pensato per chi desidera spezzare la catena dell’iperconnessione senza rinunciare del tutto alla gestualità ormai automatica legata al telefono.
Lo si tiene in tasca o in mano, proprio come un dispositivo vero. In momenti di ansia o noia, si può accarezzare o semplicemente osservare. Un gesto meccanico decisamente curioso, che rivela la dipendenza psicologica dal contatto fisico con il telefono.
L’ideatore, amico della stessa Cat, ha voluto testare un’ipotesi: si può placare la compulsione da smartphone simulandone l’uso senza tecnologia? La risposta non è semplice, ma il successo virale del suo oggetto dimostra quanto il tema sia sentito, soprattutto tra i giovani.
Non si tratta del primo esperimento di questo tipo. Negli ultimi anni, i social hanno assistito al ritorno nostalgico di dispositivi meno performanti come i telefoni a conchiglia e le fotocamere digitali, in una sorta di protesta estetica contro il multitasking e la costante reperibilità. Gruppi di adolescenti, soprattutto negli Stati Uniti, si autodefiniscono “neo-luddisti” e si impongono una “dieta digitale”: mettono via gli smartphone, usano cellulari senza internet e si riappropriano del tempo libero scollegato. Alcuni conservano i telefoni in scatole durante il giorno, per evitarne l’uso compulsivo. Una forma di autoeducazione che, seppur discutibile nei metodi, evidenzia un disagio crescente.
La dipendenza tecnologica è infatti una realtà sempre più riconosciuta anche a livello clinico. Ogni notifica ricevuta attiva nei nostri circuiti cerebrali una scarica di dopamina, la stessa sostanza coinvolta nei meccanismi della gratificazione. Scrollare il feed dei social diventa così una fonte di micro-ricompense, spesso imprevedibili, che rafforzano il comportamento. Come spiegano diversi esperti, il display dello smartphone possiede un’attrattiva sensoriale superiore a qualsiasi altro oggetto quotidiano, rendendo difficile resistergli anche nei momenti di vuoto.