Nelle ultime settimane sono diventati popolarissimi su Spotify (e non solo) i Velvet Sundown: è una band rock psichedelico che nel giro di due settimane ha pubblicato due album e ha raccolto oltre 500.000 ascoltatori mensili sulla piattaforma di streaming più famosa. Al giorno d’oggi è un risultato notevole già per band molto affermate, figuriamoci per una emergente. Il fatto è che ci sono fortissimi sospetti che questa band... non esista: sarebbe tutto generato dall’intelligenza artificiale.
Per essere al 100% chiari: finora si tratta di sospetti e congetture, formulati in base al materiale (non solo la musica, ma anche foto, copy e così via) che la band ha pubblicato. Alcuni profili social associati ai vari membri della band hanno respinto con veemenza le accuse e hanno addirittura acconsentito a una richiesta di intervista di una testata specializzata. Ma vedremo come si svilupperanno le cose, perché le prove sono piuttosto schiaccianti:
- Le foto ufficiali della band hanno quello stile e quelle imprecisioni/incongruenze tipiche dei contenuti generati dall’AI. Se siete chitarristi, date una rapida occhiata da vicino alla paletta della chitarra acustica qui sotto e vi accorgerete che non ha senso - le corde non possono essere così curve, si collegano alle chiavette in modo impossibile (la corda del Si e del Mi cantino vanno entrambe alla chiavetta del Mi cantino) e soprattutto il chitarrista non sta premendo le corde con la sinistra sul manico. E poi, che diavolo succede nel battipenna di quel (immaginiamo) basso elettrico?
Certo, se è inconfutabile che l'AI è stata in qualche modo coinvolta nella genesi dei Velvet Sundown, non possiamo essere sicuri al 100% che sia tutto AI dall'inizio alla fine. È possibile che un essere umano abbia avuto un’idea originale di base, magari abbia composto anche una versione rudimentale delle canzoni, e poi abbia fatto “costruire” musica, immagini e tutto il resto al compputer. Tuttavia, è difficile immaginare che un’iniziativa del genere abbia raccolto così in fretta tutto questo seguito.
Per essere chiari, le canzoni generate dall’AI non sono vietate su Spotify, né è obbligatorio dichiarare se sono stati usati strumenti di questo tipo. In effetti, il sospetto è che la band sia un’iniziativa proprio di Spotify, che è stata accusata recentemente di inondare la sua piattaforma con canzoni generate al computer per riempire le playlist e di conseguenza pagare ancora meno gli artisti veri e propri. È comunque interessante osservare che la band si è detta, tramite uno dei profili social aperti proprio in questi giorni, a rilasciare un'intervista. Chissà cosa salterà fuori?