Zohran Mamdani, la nuova sinistra che parla la lingua di New York
Dall’Uganda al Queens: le origini del primo sindaco musulmano di New York
A 34 anni, Zohran Mamdani è passato dall’1% nei sondaggi al centro del potere politico newyorkese. Nato nel 1991 a Kampala, in Uganda, da una famiglia di intellettuali – il politologo Mahmood Mamdani e la famosissima regista Mira Nair – si trasferisce a New York a sette anni, crescendo nel quartiere multietnico di Astoria, nel Queens.
Dopo la laurea in African Studies al Bowdoin College, lavora come consulente contro i pignoramenti, aiutando le famiglie a basso reddito a non perdere la casa. È lì che nasce la sua vocazione politica: agire sugli squilibri concreti della vita urbana. Nel 2020 viene eletto all’Assemblea statale di New York per il 36° distretto e si definisce democratico socialista, vicino ai movimenti per la giustizia sociale e l’uguaglianza economica.
L’ascesa di Zohran Mamdani: dal porta a porta ai trend social virali
Il successo di Mamdani parte dal basso, tra volantinaggi porta a porta e campagne sui social. Il suo team ha scelto una campagna di video brevi in cui il messaggio politico sa porsi con un'ironia fresca e accessibile: come il tuffo nell’oceano per lanciare la proposta di congelamento degli affitti, o le clip in cui dialoga con gli elettori più scettici.
Questa strategia gli ha permesso di convertire visualizzazioni in volontari e di costruire una rete di micro-donatori indipendente dai grandi finanziatori. La campagna diventa un modello di partecipazione dal basso come non si vedeva da tempo, con decine di migliaia di attivisti e un linguaggio politico immediato e alla portata di tutti.
Il programma: accessibilità economica come metrica del successo
Il cuore della sua proposta è una parola chiave: accessibilità. Mamdani vuole rendere New York una città vivibile per chi lavora e studia, non solo per chi può permettersela.
Il suo piano prevede affitti congelati per le abitazioni regolamentate, trasporti pubblici gratuiti, asili nido pubblici e gratuiti per i bambini sotto i sei anni, supermercati municipali con prezzi calmierati e un salario minimo di 30 dollari l’ora entro il 2030.
Per finanziare le misure, propone una tassazione progressiva su redditi e profitti aziendali, con un’aliquota più alta per i milionari e un prelievo dell’11,5% sui grandi utili societari. “Non è un sogno irrealizzabile – ha dichiarato – ma una scelta politica: mettere le persone al primo posto”.
Diritti civili e inclusione: la linea di Mamdani su femminismo e comunità LGBTQ+
Femminista dichiarato e convinto sostenitore dei diritti LGBTQ+, Mamdani ha inserito nel suo programma una sezione dedicata all’uguaglianza di genere e alla protezione delle minoranze sessuali. Sostiene la creazione di centri di salute pubblica con servizi gratuiti per la salute riproduttiva, il potenziamento delle leggi contro le discriminazioni di genere nei luoghi di lavoro e il sostegno economico ai centri antiviolenza.
Durante la campagna elettorale ha più volte ribadito che “una città progressista si misura da come tratta le donne e le persone LGBTQ+”, rifiutando qualsiasi compromesso su diritti civili e libertà personale.
La coalizione: giovani, comunità diasporiche e quartieri esclusi
La forza di Mamdani è una coalizione trasversale che unisce giovani urbani, lavoratori dei servizi, inquilini sotto pressione e comunità musulmane e sudasiatiche.
Appoggiato da figure come Alexandria Ocasio-Cortez e Bernie Sanders, ha intercettato la frustrazione di chi si sente escluso dal sogno newyorkese. La sua storia personale – figlio di migranti, cresciuto tra scuole pubbliche e attivismo civico – lo rende un volto credibile per una città che cambia volto a ogni generazione.
Le polemiche: la posizione sulla Palestina, il radicalismo e la sfida all’establishment
Mamdani è un politico divisivo. La sua posizione esplicitamente a favore dei diritti palestinesi e il rifiuto di condannare slogan come “Globalize the intifada” hanno acceso il dibattito pubblico.
L’ex governatore Andrew Cuomo ha cercato di dipingerlo come un idealista inesperto, ma il confronto televisivo tra i due ha finito per rafforzare l’immagine di Mamdani come sfidante dell’establishment. Nel frattempo, i media più conservatori lo accusano di voler “trasformare New York in un esperimento socialista”. Lui replica: “Il vero rischio per la città non è l’uguaglianza, ma l’indifferenza”.
Vita privata: la moglie artista Noor Nair dritta dalla gen Z
Zohran Mamdani è sposato con Noor Nair Mamdani, artista visiva e curatrice di origini indiane, cresciuta tra New York e Delhi. I due si sono conosciuti nel 2017 durante un evento culturale dedicato al dialogo tra attivismo e arti visive, e da allora formano una delle coppie più riconosciute dell’ambiente progressista newyorkese.
Noor lavora come curatrice indipendente e direttrice di programmi culturali legati alla diaspora sudasiatica; il suo impegno è centrato sull’uso dell’arte come strumento politico e comunitario.
Durante la campagna elettorale, Mamdani ha saputo ironizzare anche sul proprio percorso personale: quando gli oppositori lo accusavano di essere “troppo giovane per guidare New York”, ha risposto con un video diventato virale, pubblicato il giorno del suo 34° compleanno, dove ha ironizzato il suo impegno ad invecchiare ogni anno di più.
Le prime sfide a City Hall
Ora che ha conquistato la carica di sindaco, Mamdani deve trasformare la visione in governance. Le priorità immediate sono tre: gestire il bilancio municipale senza frenare le riforme sociali, costruire un dialogo con il Consiglio comunale e i sindacati, e mantenere unita la coalizione progressista che lo ha portato al potere.
La scommessa è dimostrare che politiche su affitti, trasporti e salari non sono bandiere ideologiche, ma strumenti per restituire dignità economica ai cittadini.
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