Fino a poco tempo fa, ad assistere gli scrittori non professionisti nella redazione dei loro editoriali c'erano i cosiddetti ghost-writer. Ora, invece, gli esperti a cui viene commissionata la stesura di un approfondimento su un giornale o su una rivista, potranno fare "da soli". "Da soli" cioè senza nessuno di umano che li guidi nel processo, perché una presenza "fantasma" ci sarà sempre: quella dell'AI, in questo caso.
Il primo quotidiano ad aprire a questa possibilità è il Washington Post, che sta sviluppando un proprio coach di scrittura basato sull'intelligenza artificiale (dopo aver siglato una partnership storica con OpenAI). Il coach/assistente si chiama Ember e – nelle intenzioni – dovrebbe permettere "a tutti" di inviare articoli di opinione e analisi tecniche, anche a chi ha competenze di scrittura limitate.
Fonti del Times, che per primo ha riportato la notizia, riferiscono che Ember "potrebbe automatizzare diverse funzioni normalmente fornite da redattori umani", integrando tra l'altro un indicatore di "efficacia della storia". Ma lo strumento include anche un reminder sulle parti principali di un articolo, che di solito si struttura così: 1) tesi iniziale; 2) punti a supporto; 3) finale memorabile.
Ovviamente nell'editor è presente un assistente AI, che rappresenta un po' il fulcro di questo tool. L'AI dovrebbe spronare l'autore con suggerimenti e stimolarlo con "domande di sviluppo". Al termine della stesura, comunque, l'articolo dovrà sempre passare per una fase di revisione da parte dei redattori umani.
I dirigenti sperano che questo progetto, noto internamente come Ripple, possa attrarre lettori che desiderano una "maggiore ampiezza" [di vedute] rispetto all'attuale sezione di opinione del Post, e al tempo stesso una maggiore qualità rispetto ai contenuti presenti su Reddit e X.
Gli articoli così prodotti saranno disponibili senza abbonamento sul sito web e sull'app della testata, che punta ad assicurarsi le prime partnership questa estate. Per ora si parla genericamente di autori di Substack ed editorialisti amatoriali, ma sappiamo che il Washington Post ha contatti con alcune delle voci più influenti del mondo (il Dalai Lama e il presidente Trump, per citarne due).