La Stazione Spaziale Internazionale, da oltre venticinque anni simbolo di cooperazione scientifica e tecnologica, si avvicina al capolinea. La NASA ha fissato al 2030 il momento del suo rientro controllato nell’atmosfera terrestre, dove brucerà quasi interamente. A differenza di quanto accadde con Skylab nel 1979, che cadde in modo incontrollato facendo piovere detriti fino in Australia, questa volta il rientro sarà guidato. Ma la domanda rimane: cosa ci sarà dopo l’ISS?
La risposta non è una nuova stazione costruita da NASA o da una singola agenzia governativa, ma l’ente spaziale statunitense ha scelto un approccio diverso, puntando sul coinvolgimento del settore privato attraverso il programma Commercial LEO Destinations. L’idea è di finanziare e stimolare aziende spaziali affinché creino proprie stazioni in orbita bassa, per poi diventare uno dei clienti che ne utilizzeranno i servizi. In questo modo NASA riduce i costi e lascia al mercato la possibilità di esplorare nuove opportunità commerciali.
Il modello ha già avuto un precedente di successo con il Commercial Crew Program, che ha portato allo sviluppo del razzo Falcon 9 e della capsula Dragon, oggi colonne portanti del trasporto spaziale umano e cargo. Ora l’obiettivo è replicare la formula nel settore delle stazioni orbitali.
Diversi progetti sono in cantiere. Orbital Reef, guidata da Blue Origin e Sierra Space, propone una sorta di “business park” nello spazio, pensato per esperimenti scientifici ma anche per attività commerciali. Starlab, nata dalla collaborazione tra Voyager Space e Airbus, punta a offrire un’infrastruttura modulare adatta a ricerca e industria. Ma il progetto che sembra più vicino alla realtà è quello di Axiom Space. L’azienda ha già inviato missioni private di astronauti verso l’ISS e nel 2027 lancerà il primo modulo della sua futura stazione, che inizialmente sarà agganciato all’attuale complesso orbitale. Prima del 2030, il modulo verrà sganciato e diventerà il cuore di una nuova struttura autonoma, che nelle intenzioni dell’azienda avrà un volume abitabile doppio rispetto all’ISS.
Nel frattempo, NASA concentra gran parte delle sue risorse sul programma Artemis e sulla costruzione del Lunar Gateway, una piccola stazione destinata a orbitare intorno alla Luna per supportare le missioni lunari di lunga durata. Ma il futuro del Gateway è legato alle sorti politiche ed economiche del programma Artemis stesso, non scontate sul lungo periodo.
Se le iniziative private come Axiom dovessero rispettare le tempistiche, la transizione potrebbe essere relativamente fluida: dall’ISS a una serie di stazioni commerciali, dove enti pubblici, aziende e persino turisti spaziali potranno convivere. In caso contrario, rischiamo un vuoto simile a quello seguito alla fine di Skylab, con anni di assenza statunitense in orbita bassa.