James Webb individua le prime stelle con buchi neri interni

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HDblog.it Oct 06, 2025 · 2 mins read
James Webb individua le prime stelle con buchi neri interni
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Gli astronomi potrebbero aver finalmente individuato un nuovo, affascinante tipo di oggetto cosmico: una stella che nasconde al suo interno un buco nero. Un’ipotesi che fino a oggi apparteneva solo alla teoria, ma che grazie alle osservazioni del telescopio spaziale James Webb (JWST) sta prendendo corpo. Il fenomeno, osservato in una galassia esistente appena 1,8 miliardi di anni dopo il Big Bang, potrebbe rappresentare un tassello mancante per comprendere come si siano formati i buchi neri supermassicci nelle prime fasi dell’universo.

Tutto è cominciato con i cosiddetti “punti rossi”, piccole ma intensissime sorgenti di luce scoperte dal James Webb nel 2022. Questi oggetti, troppo brillanti per essere semplici galassie e troppo compatti per nuclei galattici attivi, avevano lasciato gli scienziati senza una spiegazione convincente. Ora, una nuova analisi condotta dal team guidato da Anna de Graaff del Max Planck Institute for Astronomy suggerisce che questi punti rossi possano rappresentare una nuova classe di oggetti: le “black hole star”, o stelle con un buco nero al centro.

La conferma è arrivata con l’osservazione di un oggetto particolare, battezzato “The Cliff” (la scogliera) per via del suo improvviso aumento di luminosità nello spettro. Questo salto netto, detto Balmer break, è dovuto all’emissione di luce da gas denso di idrogeno a temperature molto specifiche. Un comportamento che non corrisponde a nessuno dei modelli noti per le galassie o i buchi neri attivi. “Le proprietà estreme di The Cliff ci hanno costretti a tornare al tavolo da disegno e a ideare nuovi modelli”, ha spiegato de Graaff in un comunicato ufficiale.

Secondo il team, l’unica spiegazione coerente è che al centro di The Cliff si trovi un buco nero che sta inglobando materia a una velocità così elevata da generare un guscio di gas luminosissimo. Questo involucro, riscaldato dall’enorme energia del disco di accrescimento, emette luce simile a quella di una stella. Di fatto, il buco nero “illumina” il gas che lo avvolge, rendendolo osservabile a miliardi di anni luce di distanza.

L’idea dei “black hole star” non è del tutto nuova, infatti, era già stata teorizzata per spiegare come i primi buchi neri possano essere cresciuti fino a miliardi di masse solari in un tempo cosmico così breve. Tuttavia, questa è la prima volta che ne viene osservata una possibile prova diretta. Se confermata, la scoperta offrirebbe un tassello fondamentale per comprendere la formazione delle prime galassie e dei colossi gravitazionali che oggi popolano i loro centri.

Il passo successivo sarà quello di osservare altri “punti rossi” con il James Webb, concentrandosi su quelli più luminosi per studiarne la struttura interna. Capire se davvero nascondono un buco nero permetterà agli scienziati di rispondere a una delle domande più grandi della cosmologia: come sono nati i primi buchi neri supermassicci? Per ora, “The Cliff” rimane solamente un misterioso indizio.