Le nozze tra Jeff Bezos e Lauren Sanchez non sono solo un evento mondano: rappresentano l’ennesimo esempio di come lo spazio pubblico venga privatizzato per il piacere di pochi ultra-ricchi. A fronte di una spesa stimata tra i 20 e i 30 milioni di euro, Venezia si è trasformata in passerella blindata per 200 invitati.
Venezia contro Bezos: maxi-striscione di Green Peace "Se puoi affittare Venezia per il matrimonio puoi pagare più tasse"Le proteste non si sono fatte attendere: Greenpeace ha esposto in Piazza San Marco uno striscione di 400 metri quadri contro i benefici fiscali di Bezos. Nel frattempo, le autorità locali accettano donazioni, i fornitori locali vengono coinvolti per legittimare l’evento, e la città viene svuotata dei suoi abitanti per accogliere jet privati, passerelle e fotocamere.
Il matrimonio di Jeff Bezos e Lauren Sanchez: un evento privato in una città pubblica
Il matrimonio di Jeff Bezos e Lauren Sanchez è diventato molto più di un’unione privata: è una rappresentazione simbolica del potere economico che, ancora una volta, si appropria dello spazio urbano. Venezia, patrimonio mondiale e città fragile, è stata trasformata in un palcoscenico esclusivo, mentre la vita quotidiana dei residenti è stata sospesa per garantire la scenografia perfetta a un evento destinato a pochi.
Un matrimonio miliardario che sfrutta Venezia come vetrina
Le immagini del vetro di Murano, dei dolci tradizionali e delle location storiche sono state proposte come omaggio alla città. In realtà, si tratta di una narrazione costruita per giustificare l’occupazione temporanea di uno spazio pubblico da parte di un’élite, senza un vero coinvolgimento della cittadinanza.
Ospiti, location e blindature: Venezia trasformata in fortezza
La lista VIP e i luoghi storici riservati per pochi
Oltre 200 invitati selezionatissimi – tra cui star del cinema, imprenditori e politici – sono stati ospitati in palazzi storici, chiese e isole normalmente accessibili al pubblico. Le location più probabili, come l’Arsenale e l’Isola di San Giorgio Maggiore, sono state letteralmente sottratte alla città per giorni interi.
Una città militarizzata per garantire la privacy dei potenti
Forze di sicurezza, sorveglianza aerea, barche private e blocchi mobili hanno impedito l’accesso a intere zone. Il centro storico è stato sottoposto a un controllo mai visto nemmeno in occasione di eventi pubblici internazionali, a dimostrazione che la privacy dei miliardari vale più dei diritti collettivi. Nonostante l’enorme apparato di sicurezza e logistica, non sappiamo quanto sia stato speso – anche con fondi pubblici – per garantire l’evento.
Abiti e bomboniere: la messa in scena dell’eccesso
27 abiti per la sposa: un’estetica del privilegio
Lauren Sanchez ha commissionato ben 27 cambi d’abito per i tre giorni di celebrazione. Un numero che rappresenta, più che un gusto personale, una dichiarazione di potere e opulenza e che, in un mondo segnato da crisi climatiche, guerre e disuguaglianze non è più solo eccessivo ma alquanto dissonante.
Regali artigianali e storytelling locale: operazione d’immagine
Agli invitati sono state donate bomboniere in vetro di Murano e biscotti tipici veneziani, confezionati da produttori locali. Scelte apparentemente sostenibili, ma funzionali a costruire un’immagine di attenzione al territorio. In realtà, è difficile non leggere queste azioni come parte di un piano di comunicazione più che di un reale supporto alla comunità.
Proteste e striscioni: la risposta civile all’abuso di potere
Greenpeace in piazza contro i paradisi fiscali dei miliardari
L’unica voce fuori dal coro è arrivata da Greenpeace e da altri attivisti, che hanno scelto Venezia come luogo simbolico per denunciare l’ipocrisia di eventi come questo. Con uno striscione di 400 metri quadrati in Piazza San Marco, hanno voluto evidenziare l’incoerenza tra il lusso sfrenato e l’evasione fiscale legalizzata.
“If you can rent Venice, you can pay more tax”: un messaggio virale
Lo slogan, apparso in pieno centro storico, è diventato virale. Non si tratta solo di una protesta ambientale, ma di una denuncia sistemica: i miliardari, pur godendo di privilegi eccezionali, contribuiscono in maniera minima al bene comune. La pressione delle proteste ha avuto effetto: alcune cerimonie previste sono state spostate all’ultimo minuto per ragioni di sicurezza. Una decisione che conferma quanto fosse forte la percezione pubblica di ingiustizia e quanto l’evento fosse sgradito a molti cittadini.