L'aria è sempre più "assetata": nuovo allarme globale

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HDblog.it Jun 13, 2025 · 2 mins read
L'aria è sempre più
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Una recente ricerca pubblicata su Nature dimostra come il riscaldamento climatico stia trasformando l’aria in una “spugna” iperattiva, capace di asciugare ultimi filtri di umidità su suoli, fiumi e piante. Questo aumento della sete atmosferica («atmospheric evaporative demand» o AED) ha intensificato le siccità del 40 % su scala globale dal 1981 al 2022, indipendentemente dalle variazioni delle precipitazioni. In pratica, l’aria calda sta diventando una calamita per l’umidità.

Per ricostruire questa dinamica, gli autori hanno considerato oltre un secolo di dati climatologici (1901–2022), utilizzando modelli come Penman–Monteith e indici climatici ad alta precisione (SPEI). Tali strumenti hanno permesso di isolare l’effetto dell’AED rispetto alle piogge. Il risultato è un segnale inequivocabile: anche le regioni generalmente umide stanno vivendo un’insolita e persistente secchezza.

Negli ultimi cinque anni (2018‑2022), le aree soggette a siccità hanno aumentato la loro estensione del 74 % rispetto al periodo 1981‑2017, e più della metà di questo aumento è attribuibile all’aumento della sete atmosferica, ma il 2022 è stato un anno da record: il 30 % delle terre emerse ha vissuto condizioni da siccità moderata o estrema, e il 42 % di tale fenomeno è riconducibile alla sete dell’aria .

Ma come si spiega? L’aria più calda trattiene più vapore, e la separazione tra umidità del terreno e aria diventa un continuo scambio verso il cielo. Le radici ne soffrono, i fiumi si riducono, la vegetazione si stressa; e non basta settembre piova, perché l’aria “trascina via” l’acqua più velocemente di quanto ne arrivi. In particolare, regioni come Africa, Australia e Stati Uniti occidentali mostrano un contributo dell’AED persino superiore alla media globale, fino al 60 % . Ma anche Europa e Asia ne risentono: si registra un incremento della siccità dovuto alla sete dell’aria, nonostante le piogge non siano diminuite drasticamente.

Questo fenomeno ha conseguenze concrete per l’agricoltura, la gestione delle risorse idriche e persino la salute pubblica. Colture, pascoli e foreste subiscono stress crescente, aumentando il rischio di incendi e instabilità alimentare. Le città devono ripensare la distribuzione dell’acqua e le infrastrutture devono adattarsi a eventi estremi più frequenti.

Per fronteggiare queste sfide, gli esperti sottolineano l’urgenza di sistemi di monitoraggio avanzati che tengano conto non solo delle piogge, ma anche del livello di sete dell’atmosfera. Previsioni più accurate permetterebbero di intervenire preventivamente con irrigazione di precisione, trattamenti per migliorare la ritenzione del suolo, gestione delle riserve idriche e strategie di gestione del rischio .

Inoltre, la scoperta apre nuove piste di ricerca: come influisce il ciclo di evaporazione sull’equilibrio eco‑idrologico? Quali misure concrete possono implementare agricoltori, comunità e governi per mitigare questi effetti? È fondamentale studiare come adattare le infrastrutture e i modelli agricoli a un pianeta dove l’aria diventa sempre più prosciugante.

Infine, entro scenari di ulteriore riscaldamento globale, gli autori mettono in guardia: la sete atmosferica continuerà ad aumentare. Ora il punto non è più se migliorerà o peggiorerà, ma quanto velocemente dovremo adattarci .