L'autorità austriaca dice no a Google: "I dati non sono un gioco"

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HDblog.it Aug 30, 2025 · 2 mins read
L'autorità austriaca dice no a Google:
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Dopo oltre cinque anni di attesa, un'organizzazione austriaca per la tutela della privacy, nota come None of Your Business (Noyb), ha ottenuto una vittoria significativa contro Google. La causa, inizialmente avviata nel gennaio 2019, riguardava una serie di denunce contro servizi di streaming, tra cui proprio YouTube, accusati di non rispettare il "diritto di accesso" previsto dall'articolo 15 del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) dell'Unione Europea. Questo articolo garantisce a ogni cittadino il diritto di ottenere una copia dei propri dati personali e informazioni dettagliate sul loro utilizzo da parte delle aziende. Le indagini di Noyb rivelarono che molte piattaforme, anche quelle che si affidano a sistemi automatizzati, fornivano dati incompleti o, in alcuni casi, ignoravano completamente le richieste.

L'autorità ha criticato in modo specifico il sistema di "portale" dell'azienda, che, di fatto, costringe gli utenti a diventare una sorta di investigatori digitali per recuperare i propri dati. Per farsi un'idea di quanto fosse contorto il meccanismo, basta leggere le e-mail che Google inviava ai suoi utenti: li invitava a raccogliere i dati da diverse piattaforme fai-da-te, come Google Account, My Activity e Google Dashboard, per poi scaricare i file con un altro strumento, Google Takeout, spesso in formati come JSON, che la maggior parte delle persone non è in grado di leggere.

La DSB ha spiegato che questa prassi non è conforme alla legge, poiché trasferisce illegalmente l'onere della ricerca dal colosso tecnologico all'utente. Non solo, il sistema fallisce nel fornire una copia completa e comprensibile dei dati personali, come invece richiede la normativa.

C'è un altro aspetto da considerare in questa storia: il tempo. Secondo l'organizzazione, Google avrebbe cercato di far gestire il caso in Irlanda, consapevole che l'ambiente normativo del paese fosse, per usare un eufemismo, notoriamente lento. La Commissione irlandese per la protezione dei dati (DPC) ha spesso ricevuto critiche aspre per la sua inerzia in passato. Il fondatore di Noyb, Max Schrems, l'ha persino accusata di avere una "comprensione estremamente povera delle disposizioni di legge del GDPR". Per questo motivo, Google ha tentato, senza successo, di sostenere che l'autorità irlandese fosse la più adatta a gestire il caso, un tentativo che da solo ha allungato enormemente i tempi.

Ora, grazie alla sentenza, YouTube ha quattro settimane di tempo per fornire una copia completa e intellegibile dei dati dell'utente. Google, ovviamente, ha la possibilità di appellarsi alla decisione.