Nel cuore delle galassie più remote, stelle simili a vampiri cosmici offrono agli scienziati nuovi e intriganti indizi sulla natura più profonda del nostro universo. Stiamo parlando delle supernove di tipo Ia, esplosioni stellari di una violenza inaudita che si verificano quando una nana bianca, il residuo compatto di una stella simile al Sole, "ruba" materia a una stella compagna vicina. Questo accumulo di massa porta la nana bianca a superare una soglia critica, nota come limitediChandrasekhar (circa 1,4 volte la massa del nostro Sole), innescando una detonazione termonucleare la cui luminosità è così prevedibile da renderla una "candela standard" perfetta per misurare le distanze cosmiche.
Proprio grazie allo studio di una cinquantina di queste esplosioni, nel 1998 gli astronomi scoprirono con stupore che l'espansione dell'universo non stava rallentando a causa della gravità, come si pensava, ma stava accelerando. La causa fu attribuita a una forza enigmatica e pervasiva, battezzata energia oscura, che oggi si stima costituisca quasi il 70% della densità energetica totale del cosmo. Il modello cosmologico standard, noto come Lambda−CDM, presuppone che questa energia sia una costante, un valore fisso nel tempo e nello spazio. Ma cosa succederebbe se non fosse così? Un nuovo studio, frutto del lavoro del Supernova Cosmology Project, getta ora un'ombra su questa certezza.
I ricercatori hanno assemblato Union3, il più grande e standardizzato catalogo di supernove di tipo Ia mai creato, che raccoglie i dati di 2.087 esplosioni provenienti da 24 diverse campagne osservative, coprendo un arco di 7 miliardi di anni di storia cosmica. L'analisi di questa mole di dati senza precedenti sembra corroborare i risultati già anticipati lo scorso anno da un altro grande progetto, il Dark Energy Spectroscopic Instrument (DESI): l'energia oscura potrebbe non essere costante, ma si starebbe indebolendo nel tempo.
Se questa tendenza fosse confermata, le implicazioni per il destino ultimo del cosmo sarebbero profonde. "L'energia oscura è ciò che guida l'espansione, quindi se si sta indebolendo, ci aspetteremmo di vedere l'espansione rallentare nel tempo", ha spiegato David Rubin, ricercatore dell'Università delle Hawaii a Mānoa e leader del team. "L'universo si espanderà per sempre, o alla fine si fermerà, o addirittura inizierà a contrarsi di nuovo? Dipende tutto da questo equilibrio tra energia oscura e materia".
Nonostante i risultati siano entusiasmanti, la comunità scientifica rimane cauta. Saul Perlmutter, ricercatore del Berkeley Lab e premio Nobel per la Fisica nel 2011 proprio per la scoperta dell'energia oscura, ha sottolineato come la vera forza di questa nuova analisi risieda nel fatto che due tecniche di indagine completamente separate — le supernove e le oscillazioni acustiche barioniche misurate da DESI — stiano mostrando una moderata discrepanza con il modello standard. "Nessuno sta ancora saltando di gioia", ha commentato, "ma la gente sta certamente drizzando le orecchie". Il cammino per una risposta definitiva è ancora lungo e passerà attraverso l'aggiunta di nuovi dati e, soprattutto, attraverso le future osservazioni del Vera C. Rubin Observatory, che promette di scoprire fino a un milione di nuove supernove, fornendo una precisione statistica finora inimmaginabile.