L'Iran ha spento internet all'interno del Paese per proteggersi da eventuali attacchi informatici da parte di Israele. La chiusura è stata graduale e, come spiegato dalla portavoce del governo di Teheran Fatemeh Mohajerani, è stata preceduta da un rallentamento della rete "temporaneo, mirato e controllato".
Il Paese è ormai completamente isolato: secondo le testimonianze internet è offline - app di messaggistica incluse - ma anche le linee di telefonia mobile risultano staccate, così come è sempre più difficile riuscire ad utilizzare le VPN per accedere a social come Facebook e Instagram che, ricordiamo, sono bannati in Iran. Era sino a poco fa disponibile WhatsApp, che tuttavia il governo ha imposto di rimuovere dagli smartphone (così come Telegram) in quanto ritiene che raccolga informazioni per conto di Israele.
WhatsApp si è difesa affermando:
Siamo preoccupati che queste false segnalazioni possano essere una scusa per bloccare i nostri servizi in un momento in cui le persone ne hanno più bisogno. [...] Non tracciamo la tua posizione esatta, non teniamo traccia dei messaggi ricevuti e non tracciamo i messaggi personali che le persone si scambiano. Non forniamo informazioni in blocco ad alcun governo.
Dal 12 giugno - data di inizio del conflitto - gli attacchi informatici verso Israele sono aumentati del 700%: la società di cybersicurezza Radware parla di "escalation significativa delle attività di rete dannose verso le infrastrutture israeliane". La responsabilità degli attacchi DDoS e della campagne di malware viene attribuita ad "attori statali iraniani" e a gruppi di hacker filo-iraniani. Si prevede che le operazioni informatiche contro Israele si moltiplicheranno nel corso delle prossime settimane, specie verso siti web del governo, istituti finanziari, società di telecomunicazioni e infrastrutture critiche.
Sono in aumento anche le campagne di diffusione di fake news per generare panico tra la popolazione: una di queste ad esempio riguardava un messaggio inviato a migliaia di israeliani da un falso Home Front Command israeliano in cui si preannunciava lo stop alle forniture di carburante. Un altro messaggio avvertiva di un imminente attacco terroristico in una determinata zona.
Conseguenze potrebbero esserci anche per le aziende occidentali, specialmente quelle statunitensi. Tutto dipenderà dal livello di coinvolgimento degli USA nel conflitto.