L'usura dei freni inquina, ma un progetto ha studiato come migliorare

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HDblog.it Sep 24, 2025 · 1 min read
L'usura dei freni inquina, ma un progetto ha studiato come migliorare
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Il trasporto pubblico è da sempre considerato un alleato importantissimo nella lotta all’inquinamento atmosferico. Ridurre l’uso dei mezzi privati significa tagliare emissioni e traffico, migliorando la vivibilità delle città. Eppure esiste una fonte di inquinamento meno visibile, ma tutt’altro che marginale, cioè le cosiddette emissioni non esauste, in particolare le particelle rilasciate dall’usura dei freni. Queste polveri sottili, tra cui il PM10, restano sospese nell’aria e incidono sulla salute dei cittadini e sull’ambiente.

Per affrontare il problema è nato qualche anno fa LIFE RE-BREATH, progetto europeo co-finanziato nell’ambito del programma LIFE 2021-2027. L’iniziativa si è posta tre obiettivi chiave: migliorare la conoscenza delle emissioni generate dai freni, valutarne l’impatto sanitario e ambientale, e sviluppare soluzioni tecnologiche in grado di ridurle.

Alla guida del progetto c’era Brembo N.V., leader mondiale nella produzione di sistemi frenanti, che ha coordinato un ampio partenariato. A supporto della parte scientifica hanno lavorato il Consiglio Nazionale delle Ricerche con l’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico (CNR-IIA) e l’Istituto per lo Studio dei Materiali Nanostrutturati (CNR-ISMN), insieme al Comune di Bergamo e ai gestori del trasporto pubblico Arriva Italia S.r.l. e Arriva Slovakia a.s..

Il percorso è iniziato nell’agosto 2022 e si è concluso a luglio 2025, tre anni di sperimentazioni e analisi che hanno dimostrato come un approccio integrato, basato sulla collaborazione tra ricerca, industria e istituzioni pubbliche, possa portare a risultati concreti. L'innovazione nei sistemi frenanti, infatti, è in grado di ridurre sensibilmente le emissioni di particolato, cosa che renderebbe gli autobus più sostenibili e migliorando la qualità dell’aria nelle aree urbane.

Il valore di LIFE RE-BREATH non risiede solo nelle tecnologie sviluppate, ma anche nel metodo adottato: unire competenze diverse per affrontare un problema spesso sottovalutato, ma che incide in modo diretto sulla salute dei cittadini. Il progetto rappresenta così un modello replicabile per altre realtà europee ed un passo avanti verso città più vivibili e trasporti pubblici a basso impatto ambientale.

Con la chiusura ufficiale dell’iniziativa, adesso emerge la sfida più grande, ovvero quella di trasferire i risultati ottenuti in modelli concreti su larga scala. Un obiettivo ambizioso, che potrà contribuire a trasformare la mobilità urbana del futuro, per renderla più pulita e sicura.