La Cina sta intensificando i suoi sforzi per sviluppare la tecnologia AI in casa, con l'ambizioso obiettivo di triplicare la produzione di chip dedicati all'intelligenza artificiale nei prossimi anni. Questa mossa strategica è una risposta diretta alle crescenti tensioni geopolitiche dello scenario attuale, e riflette una priorità nazionale: ridurre la dipendenza dalle soluzioni hardware occidentali. Un movimento speculare a quello degli Stati Uniti, con l'amministrazione Trump che con i dazi sta spingendo i colossi tech a stelle e strisce, come Apple, ad aumentare la produzione in patria o in altri mercati - e a Cupertino puntano forte su quello indiano.
Secondo un recente rapporto del Financial Times, questa massiccia espansione della produzione beneficerà in particolare aziende come Huawei, Cambricon e DeepSeek, considerate le più promettenti sul suolo cinese. È stato rivelato che un impianto di produzione dedicato ai chip AI di Huawei dovrebbe entrare in funzione entro la fine dell'anno, con altri due stabilimenti previsti per il prossimo anno.
La capacità produttiva combinata di queste fabbriche si stima che possa rivaleggiare con i numeri di SMIC, un segno inequivocabile della crescita del settore dei semiconduttori cinese. A riprova della forte domanda interna, anche SMIC stessa punta a raddoppiare la sua produzione di chip a 7nm entro il 2026.
Le soluzioni AI cinesi sono ora in una posizione molto migliore per competere con rivali come NVIDIA. Chip come l'Ascend 910D di Huawei e il 690 di Cambricon sono in prima linea in questa corsa. Si segnalano anche progressi significativi in diversi segmenti chiave, dai processi di produzione dei chip alle memorie ad alta larghezza di banda (HBM) e alle tecnologie di packaging. Questo indica che un ecosistema tecnologico solido e completo è in fase di sviluppo, con l'obiettivo di rendere la Cina completamente autosufficiente nel calcolo AI.