Come si poteva immaginare la Cina è diventata il primo Paese al mondo nella catena di fornitura delle batterie agli ioni di litio. A confermarlo è stata la classifica annuale stilata da BloombergNEF, il fornitore di ricerca strategico che copre i mercati globali delle materie prime e le tecnologie che guidano la transizione.
Nel dettaglio, la classifica valuta 30 Paesi in base alla loro capacità di garantire una filiera delle batterie solida, sicura e sostenibile. I fattori che hanno permesso alla Cina di scalare la classifica sono stati:
- Elettricità a basso costo
- Infrastrutture in rapido sviluppo
Il Canada, posizionato al secondo posto, rimane anch’esso un attore importante, grazie alle sue ricche risorse naturali e a un contesto stabile per gli investimenti, anche se ha avuto un rallentamento nella produzione di batterie. Anche gli Stati Uniti hanno fatto un passo avanti, posizionandosi a pari merito con il Canada.
La loro crescita è stata sostenuta da importanti incentivi economici introdotti con l’Inflation Reduction Act. Tuttavia, le misure commerciali imposte da Trump potrebbero frenare questo slancio, aumentando i costi per le aziende e scoraggiando gli investimenti nel Paese.
BRASILE E INDONESIASecondo Ellie Gomes-Callus di BloombergNEF, i Paesi che hanno fatto i maggiori progressi sono stati Brasile e Indonesia. Questi mercati emergenti stanno crescendo grazie all’aumento della domanda interna e a piani politici ambiziosi per lo sviluppo del settore. Anche il Giappone e la Corea del Sud hanno migliorato le loro posizioni in classifica confermandosi nella top 10.
Nonostante le difficoltà globali, come l’eccesso di offerta e la guerra commerciale tra varie nazioni, questi due Paesi sono riusciti a mantenere alti standard in tutti gli ambiti analizzati.
EUROPAL’Europa, invece, ha mostrato segnali di rallentamento. Su 11 Paesi europei valutati, solo la Repubblica Ceca e la Turchia sono saliti in classifica, mentre altri sono rimasti fermi o sono scesi. I peggiori cali sono stati registrati da Ungheria e Finlandia. La prima ha perso posizioni a causa di problemi sociali e gestionali, mentre la seconda è stata penalizzata da industrie del cobalto e del nichel in stallo e da lungaggini burocratiche per ottenere i permessi industriali.
In sintesi, se l’Europa non affronterà in modo deciso i suoi ostacoli, come i costi operativi elevati e i tempi lunghi per avviare nuovi impianti, rischia di farsi superare dai Paesi emergenti che stanno crescendo molto più velocemente.
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