La Cometa interstellare 3I/ATLAS è avvolta da una nube di CO2

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HDblog.it Sep 07, 2025 · 2 mins read
La Cometa interstellare 3I/ATLAS è avvolta da una nube di CO2
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Il telescopio spaziale SPHEREx della NASA ha fornito nuovi dettagli sul terzo oggetto interstellare mai osservato nel nostro Sistema solare, la cometa 3I/ATLAS, scoperta lo scorso luglio dall’osservatorio cileno Deep Random Survey, parte del progetto ATLAS. A renderla speciale non è soltanto la sua provenienza da un altro sistema stellare, ma anche le dimensioni: si tratta infatti del più grande e luminoso corpo interstellare mai identificato finora.

Le analisi condotte da SPHEREx hanno rivelato che la cometa è avvolta da una densa nube di anidride carbonica, la cosiddetta “chioma” o coma, e che il nucleo custodisce ghiaccio d’acqua. Una composizione che la rende sorprendentemente simile a molte comete nate ai margini del nostro Sistema solare. Secondo Carey Lisse, astronomo della Johns Hopkins University e membro del team scientifico, la presenza di anidride carbonica senza monossido di carbonio indica che 3I/ATLAS ha subito un lungo processo di riscaldamento e trasformazione prima di essere espulsa dal proprio sistema originario. In altre parole, si comporta come una cometa “ben cotta” e matura, molto vicina per caratteristiche a quelle che conosciamo da tempo.

Gli scienziati ipotizzano che la cometa provenga dalle regioni più spesse del disco galattico della Via Lattea. Questo significherebbe che 3I/ATLAS ha un’età almeno doppia rispetto a quella delle comete tipiche del nostro vicinato cosmico, diventando così una sorta di fossile cosmico utile a studiare le prime fasi della formazione planetaria.

Il contributo di SPHEREx è decisivo: il telescopio, progettato per mappare l’intero cielo in 102 diverse lunghezze d’onda tra l’infrarosso vicino e medio (0,75-5 micrometri), permette di individuare firme chimiche invisibili dagli osservatori terrestri a causa dell’atmosfera. Grazie a questo strumento, la comunità scientifica può ora confrontare in modo diretto i “mattoni ghiacciati” delle comete interstellari con quelli di origine locale, comprendendo meglio processi e condizioni che hanno caratterizzato i sistemi planetari in epoche remote.

Olivier Doré, project scientist di SPHEREx al Jet Propulsion Laboratory della NASA, ha sottolineato che questa capacità di osservazione non riguarda soltanto 3I/ATLAS ma tutti gli oggetti celesti: dalle galassie lontane alle stelle vicine, fino ai corpi ghiacciati che transitano nel nostro Sistema solare. Un dataset che promette scoperte diffuse e condivise con la comunità astronomica internazionale.

L’attenzione ora è rivolta all’autunno, quando la cometa raggiungerà il punto più vicino al Sole, all’incirca alla distanza orbitale di Marte. In quel momento, il calore solare farà sublimare il ghiaccio d’acqua del nucleo, dando vita a una spettacolare chioma d’acqua e a una coda di polveri molto più estesa di quella osservata oggi.

C’è però un problema: quando raggiungerà il perielio, il punto più vicino al Sole, 3I/ATLAS sarà nascosto dietro la stella rispetto alla Terra. Per superare l’ostacolo, i ricercatori hanno valutato quali sonde spaziali siano meglio posizionate per dare un contributo decisivo.