Non è più necessario. Volendo sintetizzare al massimo diremmo che è per questo che la gente ha smesso di sposarsi. Il che ci racconta principalmente una cosa: il cambiamento sociale (istruzione, emancipazione, sdoganamento dai riti) ci ha permesso di esercitare la libertà di scelta.
Non è quindi (solo) una questione di soldi e sappiamo che spesso la scusa di voler fare le cose "per bene", è questo: una scusa. Perché chi desidera sposarsi può farlo con 30 euro andando in Comune.
Il trailer di "Manuale per signorine", la serie spagnola che sfida Bridgertonnon si sposa più nessuno/a e chi lo fa sceglie il rito civile
Facciamo subito un conto: nel 1990 in Italia sono stati celebrati 266.084 matrimoni, cifra che rimane pressoché stabile anche nei primi anni Novanta (nel 1991 sono stati 257.555, nel 1992 sono stati 255.355). Si trattava di circa 250–270 mila nozze all’anno in quel periodo, con un leggero calo solo nella seconda metà del decennio. Oggi, invece, si registrano intorno ai 184.200 matrimoni annui (nel 2023). Il calo è clamoroso.
Andiamo più indietro: nel 1970 oltre il 70 per cento delle persone si sposava tra i 21 e i 29 anni. Oggi quella fascia rappresenta appena il 14 per cento del totale. Ancora più sorprendente è il crollo dei matrimoni tra under 25: praticamente scomparsi dalle statistiche. Parallelamente, è cresciuto il numero di chi si sposa dopo i trent'anni, fascia che nel 2023 ha toccato il 45 per cento (dei comune pochissimi matrimoni).
Quindi ci si sposa meno e più tardi. Ma perché? Nell’Italia del 2025, i matrimoni non sono del tutto spariti ma di certo hanno cambiato forma, tempo e probabilmente anche significato.
l'obbligo sociale di sposarsi è finalmente caduto
Se fino a qualche decennio fa erano una tappa obbligata, oggi sono diventati un’opzione, a volte marginale, spesso rimandata e altrettanto spesso eliminata dal ventaglio. Ma attribuire questa tendenza alla sola precarietà economica è una semplificazione comoda e pure superficiale e ipocrita. Il cuore della questione è culturale. Una delle trasformazioni più impattanti sul numero dei matirmoni riguarda l’emancipazione femminile.
Ci si sposava perché si rimaneva incinte, ci si sposava perché non si vedeva l'ora di fare sesso, ci si sposava perché lo stigma sulle "zitelle" era invalidante. In passato, per molte donne il matrimonio rappresentava una delle poche vie riconosciute per la stabilità economica e sociale. Oggi, invece, l’accesso all’istruzione, al lavoro e all’indipendenza economica hanno reso possibile la costruzione di una vita autonoma, non subordinata alla presenza di un partner. Non è un caso che molte donne scelgano di posticipare o rinunciare del tutto al matrimonio: non per sfiducia, ma perché non ne hanno più bisogno per affermarsi, per uscire dalla casa di famiglia, per sentirsi adulte o per diventare madri.
Questo nuovo equilibrio ha scardinato il vecchio modello di coppia “necessaria” e ha reso il matrimonio un’opzione tra tante, non una condizione imprescindibile. Viviamo in un’epoca in cui l’individualismo, la libertà di scelta e l’autorealizzazione personale sono diventati pilastri della vita adulta. Il matrimonio è stato propagandato anche troppo a lungo come unico simbolo di stabilità e per questo oggi rischia di apparire come un vincolo assolutamente non necessario o peggio ancora, come un’abitudine imposta da tradizioni non più condivise.
Ovviamente alla base di tutto c'è un cambiamento ancora più ampio e un cambio nelle priorità: si studia più a lungo prima di entrare nel mercato del lavoro, si cambia spesso città, si resta precari/e spesso a vita e si investe tempo per capire chi si è e di conseguenza anche chi si vuole accanto. In questo scenario, sposarsi a venticinque anni non è evidentemente possibile, spesso non è neppure sostenibile. Ma no, non è colpa dei soldi e del precariato, non solo.
Chi desidera davvero sposarsi, oggi, può farlo senza per forza mettere in piedi una cerimonia da favola o svenarsi per soddisfare aspettative altrui. Nei Comuni è possibile sugellare il proprio patto d'amore con una spesa minima (cioè circa 30 euro). È allora una scusa, quella dei costi.
chi si sposa lo fa perché lo vuole davvero
È più onesto dire che in tanti/e non sentono più il bisogno di trasformare una relazione in un contratto o, ancora più onestamente, chiedersi da dove venisse questo "bisogno" quando era largamente diffuso. Lo diciamo: dalle pressioni sociali. Non siamo davanti a una crisi del matrimonio in senso assoluto perché gli effetti, emotivamente, sono gli stessi: si convive, si mettono al mondo dei bambini e delle bambine, la cura è reciproca.