Ci sono galassie che, per la loro posizione e le loro caratteristiche, rappresentano un vero e proprio "punto debole" per gli astronomi, nonché un'occasione imperdibile per studiare l'universo. La Galassia dello Scultore, nota anche come Caldwell 65, è una di queste, come scoprirete a breve.
Situata a "soli" 11 milioni di anni luce da noi, una distanza quasi irrisoria in termini cosmologici, si offre come un laboratorio a cielo aperto per osservare la nascita di nuove stelle. Grazie al Very Large Telescope (VLT) dell'European Southern Observatory (ESO), un team di ricercatori è riuscito a catturare la sua immagine più dettagliata e colorata di sempre, un autentico capolavoro celeste.
L'incredibile risultato, pubblicato sulla rivista scientifica Astronomy & Astrophysics, non è frutto di un singolo scatto, ma della combinazione di oltre 100 esposizioni, per un totale di più di 50 ore di osservazione.
Questo sforzo ha permesso di creare una mappa che copre un'area di circa 65.000 anni luce, svelando la galassia in migliaia di sfumature cromatiche, ognuna delle quali racconta una parte diversa della sua complessa storia. Solitamente, le immagini delle galassie vengono presentate in una manciata di colori, ma questa nuova visione offre una ricchezza di informazioni senza precedenti. Vediamola nella sua versione integrale.
Scopriamo così che il rosa diffuso che punteggia l'immagine, ad esempio, proviene dall'idrogeno ionizzato nelle regioni di formazione stellare, eccitato dalla potente radiazione emessa dalle stelle appena nate. Al centro, invece, spicca un cono di luce bianca, causato da un deflusso di gas proveniente dal buco nero supermassiccio che risiede nel cuore della galassia. Secondo Enrico Congiu, ricercatore dell'ESO e autore principale dello studio, la Galassia dello Scultore si trova in una posizione ideale: abbastanza vicina da poter risolvere la sua struttura interna con un dettaglio incredibile, ma allo stesso tempo abbastanza grande da poterla osservare come un sistema completo.
Questa eccezionale mappa celeste ha già portato a scoperte significative, come l'identificazione di circa 500 nebulose planetarie, i gusci di gas ionizzato lasciati da stelle morenti simili al nostro Sole. Un numero notevolmente alto, se si considera che solitamente se ne rilevano meno di 100 per galassia al di fuori del nostro vicinato galattico.
Il lavoro futuro del team si concentrerà sull'analisi del viaggio del gas all'interno della galassia, cercando di capire come fluisce e come la sua composizione cambia per dare vita a nuove generazioni di astri.