La Luna non è geologicamente morta: individuati segni di attività recente

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HDblog.it Sep 15, 2025 · 2 mins read
La Luna non è geologicamente morta: individuati segni di attività recente
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La superficie lunare, apparentemente immobile e silenziosa, nasconde in realtà segni di un’attività molto più dinamica di quanto si pensasse. Un recente studio pubblicato su Icarus ha infatti rivelato l’esistenza di 245 tracce fresche lasciate da massi precipitati lungo i pendii dei crateri, un fenomeno che racconta di impatti o scosse sismiche avvenuti negli ultimi centinaia di migliaia di anni.

I ricercatori, guidati da Sivaprahasam Vijayan del Physical Research Laboratory di Ahmedabad, hanno analizzato migliaia di immagini satellitari catturate dalla Lunar Reconnaissance Orbiter di NASA. L’indagine si è concentrata sulle aree comprese tra 40° di latitudine nord e sud, dove l’illuminazione solare mette meglio in risalto le tracce luminose dei massi caduti. Quando un blocco di roccia si stacca e rotola lungo un cratere, infatti, porta in superficie materiale più chiaro e fresco, lasciando dietro di sé un segno visibile come una cicatrice brillante sulla polvere lunare.

Il confronto tra le tracce e i cosiddetti “blanket di ejecta”, ossia i depositi lasciati da antichi impatti, ha permesso di stimare l’età dei crolli. Mentre i crateri circostanti risalgono a circa 400.000 anni fa, i segni dei massi sono molto più recenti. Ciò suggerisce che la Luna non sia affatto un corpo celeste “geologicamente morto”, come a lungo ritenuto, ma continui a essere plasmata da eventi naturali.

Secondo gli studiosi, le cause possibili sono due: piccoli impatti di meteoriti che hanno scosso i pendii o, in alternativa, veri e propri “moonquakes”, cioè terremoti lunari. Entrambe le ipotesi aprono prospettive interessanti per chi immagina di costruire basi permanenti sul nostro satellite. Non a caso, altre ricerche hanno già evidenziato come questi fenomeni possano rappresentare un rischio per infrastrutture e habitat futuri.

Il lavoro, oltre ad arricchire le conoscenze sulla storia recente della Luna, ha portato alla creazione di una mappa geologica dei crolli che individua zone di particolare attività. Questi luoghi, sostengono gli autori, potrebbero essere candidati ideali per le prossime missioni robotiche e umane, interessate a studiare la superficie e il sottosuolo in chiave scientifica e tecnologica.

Gli studiosi non intendono fermarsi qui. Il prossimo passo sarà integrare metodi di intelligenza artificiale per accelerare l’analisi delle immagini e distinguere meglio tra crolli causati da forze interne (endogene) e da impatti esterni (esogeni). Ma, come sottolinea lo stesso Vijayan, la vera svolta arriverà solo quando nuove missioni dispiegheranno una rete estesa di sismometri in grado di monitorare la Luna per decenni.