A volte, le scoperte più importanti nascono per caso, come successo con le missioni Orbiting Carbon Observatory (OCO) della NASA. Nate con lo scopo primario di misurare l'anidride carbonica nell'atmosfera, hanno rivelato una capacità inaspettata e preziosissima: monitorare la crescita delle piante su scala globale.
Grazie a una "felice coincidenza", gli strumenti a bordo sono in grado di catturare la luce specifica emessa dalla fotosintesi, fornendo mappe ad alta risoluzione sulla salute delle colture. Questi dati si sono rivelati fondamentali non solo per gli scienziati del clima, ma anche per agricoltori, aziende del settore energetico e persino per la sicurezza nazionale, consentendo di prevedere la resa dei raccolti e monitorare la siccità.
Oggi, però, su questo progetto pende una seria minaccia. Secondo quanto riferito da dipendenti ed ex dipendenti dell'agenzia spaziale, l'amministrazione Trump avrebbe richiesto alla NASA di elaborare dei piani di terminazione per queste missioni. Se i piani venissero attuati, uno dei due satelliti coinvolti, quello autonomo, verrebbe deliberatamente fatto deorbitare per bruciare completamente durante il rientro nell'atmosfera, ponendo fine in modo permanente alla sua operatività.
La notizia ha destato sconcerto nella comunità scientifica, soprattutto perché l'equipaggiamento è considerato all'avanguardia e pienamente funzionante per molti anni a venire. Una revisione ufficiale della stessa NASA nel 2023 aveva elogiato la qualità "eccezionalmente alta" dei dati, raccomandando di proseguire la missione.
La logica economica dietro questa potenziale decisione appare difficile da comprendere. Progettare, costruire e lanciare le due missioni OCO è costato circa 700 milioni di euro. In confronto, il costo annuale per mantenerle operative in orbita, scaricare i dati e calibrare i sensori è di circa 14 milioni di euro. Terminare una missione che continua a fornire dati di valore inestimabile per una frazione del suo costo iniziale sembra, dal punto di vista puramente economico, una mossa insensata.
La questione ha anche acceso uno scontro istituzionale. Il Congresso degli Stati Uniti, che detiene il "potere della borsa", ha già finanziato le missioni fino alla fine dell'anno fiscale 2025. Diversi esponenti politici hanno accusato l'Ufficio di presidenza e bilancio della Casa Bianca di oltrepassare la propria autorità, tentando di imporre tagli su fondi già stanziati.
In questo clima di incertezza, la NASA ha mosso un passo insolito, pubblicando un avviso per valutare la possibilità che aziende private o università si facciano carico dei costi di mantenimento dello strumento OCO agganciato alla Stazione Spaziale Internazionale. Questa mossa suggerisce la ricerca di alternative disperate per salvare almeno una parte del progetto.
La perdita di questi dati non rappresenterebbe solo un duro colpo per la climatologia, che grazie a essi ha scoperto, ad esempio, il ruolo di primaria importanza delle foreste boreali nell'assorbire CO2, ma anche per la nostra capacità di gestire le risorse agricole e prevedere crisi umanitarie legate ai cambiamenti climatici.