La paura delle donne di uscire la sera è stata normalizzata. Ed è una discriminazione da manuale

https://www.alfemminile.com/salute-e-benessere/una-donna-su-cinque-ha-paura-di-uscire-la-sera/

(La redazione di fem) Nov 12, 2025 · 2 mins read
La paura delle donne di uscire la sera è stata normalizzata. Ed è una discriminazione da manuale
Share this

La libertà di uscire, camminare, tornare a casa quando si vuole: un diritto dato per scontato che in realtà è tutto fuorché garantito. I dati recenti di Istat e del Censis disegnano un quadro discriminatorio da manuale, non è soltanto la violenza subita — che già è di per sé una discriminazione — ma la normalizzazione della paura, la "scelta" di rimanere a casa che scelta non è: una restrizione della propria quotidianità.

Il trailer di “Avetrana – Qui non è Hollywood”: il true crime italiano di Disney+ che ha conquistato i Nastri d’Argento

la normalizzazione della paura delle donne

Nel periodo 2022-2023, con dati diffusi nell'autunno 2025, l’Istat registra che il 19,5 per cento delle donne dichiara di non uscire la sera “per paura di essere aggredita”. Parallelamente, un 38,9 per cento di donne teme di subire una violenza sessuale e il report Censis parla del 67,3 per cento delle italiane che provano timore nel rientrare a casa quando è buio (in inverno può significare le 17).  

Insomma: una donna su cinque non esce la sera è una sintesi che infatti si regge su numeri reali. E il problema è che al di là dei titoli non accade nulla. Quando quasi una donna su 5 rinuncia a uscire la sera per paura non è più soltanto un problema individuale: è il segnale che qualcosa nella città, nello spazio pubblico, nella cultura, non funziona. La limitazione della libertà personale e opportunità di lavoro, perfino visto che se per paura rinunci, perdi anche opportunità è solo il primo e più evidente danno collaterale. La percezione dello spazio pubblico come meno sicuro, significa però anche che esiste una fetta abbondantissima di popolazione (donne, persone queer, persone con fragilità) che modificano comportamenti, orari, percorsi e stili di vita.

lo spazio pubblico non è uguale per tutti

Ed è una questione di discriminazione perché non esiste un "tutti", ma un "dipende" da chi sei, dal corpo che hai, allora puoi fare determinate cose oppure no. O comunque, se le fai te ne assumi rischi e responsabilità.

Questa è normalizzazione della paura in purezza, se gran parte delle donne accetta — per abitudine, per pragmatismo — che quando è buio è meglio non essere fuori casa, la paura entra nel quotidiano, diventa normale e quando è "normale" e normalizzata è meno visibile e più difficile da contrastare. 

La sfida è ovviamente per le istituzioni e le città: i numeri di Istat e Censis suggeriscono che la percezione di pericolo cresce anche se concretamente non ci sono aumenti reali di casi di aggressioni. Ma la percezione c'è e basta a sé stessa per limitare le vite. Le amministrazioni, i Comuni, le forze dell’ordine e chi progetta la città devono tenere conto di tutto questo. Per esempio esistono studi che mostrano che la presenza di persone, di trasporti, di locali aperti e punti di riferimento illuminati fa la differenza nella percezione di sicurezza nello spazio pubblico notturno.

"le strade sicure le fanno le sorelle che le attraversano"