La rinascita di Michaela Benthaus, prima astronauta in sedia a rotelle

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HDblog.it Oct 06, 2025 · 2 mins read
La rinascita di Michaela Benthaus, prima astronauta in sedia a rotelle
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Michaela Benthaus ha 33 anni, è tedesca, lavora come ingegnera spaziale all’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e si prepara a entrare nella storia come la prima astronauta in sedia a rotelle a volare nello spazio. La sua missione, che avverrà a bordo del razzo New Shepard di Blue Origin e senza ombra di dubbio rappresenta un traguardo simbolico non solo per l’esplorazione spaziale, ma anche per l’inclusione e le pari opportunità nel settore aerospaziale. Non potrà ancora rivelare la data del lancio – “Blue Origin lo annuncerà poco prima” spiega – ma dalla sue parole emerge grande entusiasmo.

: «Sono emozionata e grata di poter vivere questa esperienza. Ma sarei più felice se non fossi io la prima, e se un giorno chi ha una disabilità potesse candidarsi come astronauta come chiunque altro».

La storia di Michaela comincia a delinearsi con un problema che non tutti avrebbero saputo affrontare con tale determinazione. Nel 2018, un incidente durante una discesa in mountain bike le ha fatto perdere l’uso delle gambe. Aveva solo 26 anni e stava completando la laurea in meccatronica, con il sogno di proseguire con un master in ingegneria aerospaziale. Invece di arrendersi, ha trasformato quella prova in un punto di svolta: ha continuato a studiare, si è specializzata e ha iniziato a lavorare all’Esa, dove oggi si occupa di radio-occultazioni marziane per lo studio dell’atmosfera di Marte.

Parallelamente al raggiungimento di un grande obiettivo, per lei significherà anche mettere alla prova le infrastrutture, i protocolli di sicurezza e la mentalità di un settore che per decenni ha escluso chi non rientrava in parametri fisici rigidissimi. La missione con Blue Origin non sarà orbitale ma suborbitale: un volo di pochi minuti che permetterà di sperimentare l’assenza di gravità e testare come le persone con disabilità motoria possono muoversi e operare in condizioni di microgravità. Un passo piccolo dal punto di vista tecnico, ma enorme dal punto di vista culturale.

Michaela sa che il suo viaggio rappresenta un messaggio potente e a quanto pare è consapevole di essere diventata un simbolo, anche se non lo aveva mai cercato. «Spero che il mio esempio aiuti altri a credere nei propri sogni», afferma. Nel frattempo, continua a lavorare ai progetti dell’Esa e a partecipare a test di isolamento, simulazioni e addestramenti che anticipano le missioni spaziali umane. La sua sfida è la dimostrazione concreta che l’accesso allo spazio può e deve essere aperto a tutti!

Sarà interessante capire in quale missione salirà a bordo, ma ne riparleremo non appena ci sarà la conferma ufficiale con data da parte di Blue Origin. Nel frattempo, la missione NS-36 è imminente e dovrebbe partire il prossimo 8 ottobre.